real estate

by Valentina Piuma. Blogger, Economia, Centro Studi.

Il tema della rigenerazione urbana è stato al centro del dibattito che si è tenuto lo scorso venerdì a Parma nella cornice del Teatro Regio. L’evento promosso dall’Associazione Nazionale Costruttori Edili (ANCE) è stato l’occasione per la presentazione alla stampa, agli operatori e alla pubblica amministrazione dell’elaborato del gruppo di lavoro Urban Regeneration Lab intitolato “decalogo per la Rigenerazione Urbana”.

Un documento “operativo” che nelle intenzioni dei suoi redattori deve diventare una best practice per la messa a terra di un’efficace operazione di rigenerazione urbana.

Il perimetro della rigenerazione urbana è infatti molto più ampio di quello che dal punto di vista normativo è immaginabile e va a coinvolgere aspetti diversi della vista di una città, dei suoi quartieri, dei suoi abitanti e dei suoi city users.

L’analisi della normativa di riferimento per questa tematica registra una produzione massiva (76 leggi, in 26 anni, per 6 legislature) a cui non ha fatto seguito, tuttavia, un vero e proprio strumento attuativo definito ed applicabile. In ragione di ciò, la domanda da cui si è partiti è se serve una legge nazionale per disciplinare la rigenerazione urbana: la risposta a questo quesito non è così univoca come ci si può attendere.

Di certo serve una normativa in grado di fornire le linee guida delle operazioni, ma necessariamente un’efficace azione di rigenerazione urbana non può prescindere da un’attività sartoriale che si adatti alle caratteristiche della città, dei suoi cittadini e del contesto socio-economico di riferimento.

E’ proprio questo il punto da cui partire per avviare un processo efficace di rigenerazione urbana. Inoltre, in questo contesto diventa fondamentale che la pubblica amministrazione sia strutturata per dare risposte concrete, in tempi ragionevoli alle istanze degli operatori coinvolti nelle operazioni.

Infatti, il tema della preparazione della pubblica amministrazione su queste tematiche e il pragmatismo che le istituzioni possono mettere in campo per portare a termine le procedure e dare l’avvio ai cantieri rappresentano due driver essenziali per la riuscita delle operazioni.

Effettivamente, anche se con un quadro legislativo complesso e non sempre semplice da interpretare sono state messe in campo diverse importanti operazioni di rigenerazione urbana e per alcune ci si trova già all’ultimo miglio per il termine lavori.

Contrariamente a quanto si è portati a pensare le opere di rigenerazione urbana non sono ad esclusivo appannaggio delle grandi aree metropolitane. Non è raro, infatti, associare al termine rigenerazione e riqualificazione urbana alle grandi città nazionali ed in particolare a Milano. Ebbene, l’evidenza mostra che in alcune realtà “secondarie” si è assistito ad un virtuoso processo di collaborazione tra pubblico e privato che si è concretizzato nella ricucitura di intere parti di città lasciate altrimenti alla mercè del degrado.

E’ pur vero che non ovunque è possibile sostenere operazioni di riqualificazione di questa portata a causa per i limiti delle economie di scala e dell’attrattività del territorio. L’onerosità indiscutibile delle operazioni di rigenerazione urbana non può quindi prescindere da un’analisi dell’attrattività, della vocazione e della domanda dell’area urbana a cui deve fare seguito una necessaria analisi degli impatti che tale operazione può avere sul territorio e sul sistema economico nel suo complesso.