Per chi come chi scrive ha vissuto Milano dagli anni Novanta e almeno fino al primo lustro del nuovo secolo, probabilmente ricorderà che 1il confine sud della città era identificato dal Consorzio Agrario che sorgeva all’incrocio tra via Giuseppe Ripamonti e Viale Isonzo.
Quella parte di territorio non proprio assimilabile con la periferia estrema, ma comunque lontana, anche se relativamente vicina al quartiere di Crocetta e Corso di Porta Romana.
Oggi, invece, è possibile affermare che anche quella parte di Milano gioca e giocherà sempre di più un ruolo centrale nella cartina dei poli di attrazione della città, alla stregua di quanto già successo in altre importanti città europee che hanno vissuto importanti processi di trasformazione urbana.
Se a Londra il quartiere di Battersea era indicato, prima della riqualificazione della ex centrale elettrica, oltre il ponte, così il quartiere di Ripamonti era identificato con la barriera immaginaria del cavalcavia di Ripamonti.
Quest’area, infatti, ha la sua cifra distintiva nell’ambizioso progetto di Symbiosis e nella realizzazione della fondazione Prada. A dividerle, piazza Adriano Olivetti, in omaggio ad un imprenditore capace di legare in un’unica visione, divenuta poi un modello, l’efficienza aziendale alla crescita personale dei collaboratori.
Non si tratta di un caso isolato, ma del primo tassello di un puzzle più complesso che culminerà nella realizzazione del villaggio olimpico per le imminenti Olimpiadi invernali di Milano-Cortina del 2026 e che avrà come “alter ego” l’Arena di Santa Giulia, sempre nella porzione meridionale del capoluogo lombardo.
Nel mentre un fiorire di nuove costruzioni avveniristiche e interessanti dal punto di vista architettonico come la nuova sede di Moncler su progetto dello studio milanese Antonio Citterio & Patricia Viel e lo sviluppo del complesso Vitae su progetto di Carlo Ratti.
Il tutto “servito” con un corredo di ecosostenibilità e innovazione in grado di adeguarsi ai nuovi paradigmi della sostenibilità e dell’innovazione.
Progetti che porteranno nuove attività e nuovi flussi di city users in un’area oggi purtroppo non ancora facilmente raggiungibile con i mezzi pubblici ma di sicuro impatto emotivo, che mantengono ove possibile il ricordo del passato dell’area, tradizionalmente legate alle attività manifatturiera.
Non è quindi da escludere che possa emergere l’interesse degli investitori anche per altri immobili presenti in quest’area, come già accaduto nella parte di città prospicente viale Isonzo con l’acquisizione da parte di un investitore istituzionale dell’ex sede di Europe Assistance in piazza Trento. Un’interessante opportunità di trasformazione o di rinascita per un quartiere che in prospettiva potrà veder crescere significativamente i valori al metro quadro anche per immobili meno di pregio e con caratteristiche di sostenibilità da migliorare.