Il tema della rigenerazione urbana è tornato prepotentemente al centro del dibattito, soprattutto coniugato al tema dei cambiamenti che le nostre città dovranno affrontare per superare la crisi che il Covid ha fatto emergere.
La rigenerazione è stata al centro delle trasformazioni urbanistiche degli ultimi anni, tanto da aver assunto via via un posto centrale nelle programmazioni delle pubbliche amministrazioni e nelle attività degli operatori del real estate.
Sviluppo urbanistico coniugato a valorizzazione di aree abbandonate in seguito alla trasformazione delle attività produttive sempre di più orientate al terziario, stanno dando vita ad un ideale di città che sia culla del benessere e dell’up grading sociale.
Questo tema è stato al centro di un interessante dibattito che ha avuto luogo, venerdì scorso nell’ambito delle manifestazioni legate all’edizione 2020 della Interni Designer’s Week, promossa da Audi. Come in molte altre occasioni di confronto e di dialogo, al centro della discussione vi è stato il ripensamento della città e del suo ruolo, alla luce di un’evoluzione che coinvolge molti aspetti della vita di tutti noi: problematiche ambientali, trasformazioni digitali e nuove modalità di trasporto e di lavoro.
I protagonisti del mondo della progettazione che hanno avuto la voce, nell’occasione, di Stefano Boeri e Michele De Lucchi, hanno sottolineato che il design, sia esso legato agli immobili che agli oggetti, risponde in modo quasi immediato alle trasformazioni della società, e come ora più che mai la trasformazione di una città e del modello che incarna si propaghi sempre di più sulle città circostanti.
Realtà limitrofe che non devono essere intese in una logica di sudditanza ma in una relazione di dialogo e collaborazione. Il dialogo tra città vicine e tradizionalmente rivali mostra l’anacronismo della competizione a livello di mero campanilismo della domenica.
Ecco quindi che in questo nuovo scenario, prende vita un modello di città dove la componente tecnologica è asservita alla routine quotidiana e svolge un ruolo di supporto e di facilitazione delle interazioni che ognuno di noi ha con l’ambiente costruito e con le sue funzioni.
Ma perché tutto questo sistema urbanistico risponda in modo adeguato alla rinnovata domanda degli utilizzatori finali, è necessario che il processo di trasformazione urbana sia la somma del coinvolgimento di tante realtà: pubbliche amministrazioni, progettisti, imprese di costruzione e realtà del facility e property management.
Non è pensabile che il processo di rigenerazione urbana prenda le mosse solo ed esclusivamente dalla maestria dei progettisti, ma deve tenere in considerazione anche l’expertise che le imprese del settore delle costruzioni e il contributo che le imprese specializzate nella gestione degli immobili possono apportare in termini di valore aggiunto ad un progetto di riqualificazione, in una logica di project partnering su larga scala che tenga in considerazione non solo l’immobile ma anche il contesto urbano, sociale e di mobilità in cui è inserito per supportare gli utilizzatori finali.
La tecnologia da sola, tuttavia, non può essere l’unico strumento per lo sviluppo di realtà urbane efficienti e attrattive. E’, infatti, imprescindibile che la componente tecnologica sia supportata da un’efficace politica di marketing territoriale che ponga l’accento non solo sull’attrazione dei flussi turistici ma anche la semplificazione e la condivisione di obiettivi tra pubblico e privato e tra diverse realtà contigue.
Una rinnovata visione della città utopica celebrata nelle opere dei futuristi, dove la rappresentazione simbolica del contesto urbano coincideva con la celebrazione del progresso a cui faceva eco l’incessante movimento della civiltà industriale.
Foto di Pete Linforth