real estate

by Valentina Piuma. Blogger, Economia, Centro Studi.

Il virus ha messo in luce come certi eventi non facciano distinzione di luoghi e situazioni socio-economiche; anzi sembra quasi che i centri più grandi siano stati ancora più colpiti delle piccole realtà.

Inmquesto contesto, la Fase 2 ha portato con sé una ripresa, seppur lenta, delle attività e della vita tutti i giorni. Chi più chi meno ci siamo abituati ai rituali dei dispositivi di protezione individuale, al distanziamento sociale e al sentore inconfondibile dei disinfettanti.

Ci si interroga ora su come sarà la vita e come cambieranno le asset class immobiliari in funzione dei nuovi desiderata che l’epidemia ha messo in luce.

Asset class che non possono essere considerate se non in contesto urbano ben definito in cui il concetto di “ambiente costruito” identifica proprio questo insieme di elementi che devono dialogare assieme ed interagire.

Se, quindi, le asset class devono cambiare anche in funzione di nuovi modelli di lavoro, vita ed educazione questo sarà possibile se anche il contesto urbano in cui sono inserite si modifica e si adatta alle nuove esigenze. Infrastrutture per una mobilità più sostenibile, servizi in grado di agevolare i cittadini nella gestione delle proprie attività all’interno dell’area urbana e nei momenti di viaggio, ma anche servizi in grado di coadiuvare gli utenti nella fruizione di servizi di entertainment e cultura.

A tutto ciò si affianca anche la necessità di dotarsi di infrastrutture immobiliari che siano in grado di sostenere e tutelare i cittadini nel caso si verifichino nuovamente eventi drammatici che come dimostrato nella realtà dei fatti nessun paese era pronto ad affrontare.

Si parla molto dell’importanza che la tecnologia ha nello sviluppo delle cosiddette smart cities, come testimoniato anche dal titolo dell’edizione di quest’anno della Milano Digital Week: “Città trasformata”. Un modello di città dove la componente tecnologica è asservita alla routine quotidiana e svolge un ruolo di supporto e di facilitazione delle interazioni che ognuno di noi ha con l’ambiente costruito e con le sue funzioni.

Una rinnovata visione della città utopica celebrata nelle opere dei futuristi, dove la rappresentazione simbolica del contesto urbano coincideva con la celebrazione del progresso a cui faceva eco l’incessante movimento della civiltà industriale.

Ma la tecnologia da sola, tuttavia, non può essere l’unico strumento per lo sviluppo di realtà urbane efficienti e attrattive.

E’, infatti, imprescindibile che la componente tecnologica sia supportata da un efficace politica di marketing territoriale che ponga l’accento non solo sull’attrazione dei flussi turistici ma anche sulla condivisione di obiettivi tra pubblico e privato e tra diverse realtà contigue. Come per le imprese anche le pubbliche amministrazioni devono, indipendentemente dal colore politico, pianificare, progettare ed operare con il fine ultimo di massimizzare il valore che viene dal territorio senza fermare lo sguardo ai propri confini ma ragionando a più larga scala. Va in questa direzione, la decisione dei sindaci di Bergamo e Brescia di candidarsi a Capitale della Cultura per il 2023 mettendo da parte la storica rivalità tra le due città lombarde così pesantemente colpite dal coronavirus ma desiderose di essere conosciute ed apprezzate per le loro eccellenze.

Tullio Crali, 1939. Città futurista.