In un contesto di mercato dove il radar degli investitori istituzionali è puntato prevalentemente su Milano e Roma, anche le altre città italiane seppur con minor enfasi stanno iniziando a rialzare la testa e cercare un nuovo Rinascimento Immobiliare.
Rinascimento Immobiliare che, come già evidenziato nell’articolo Le città intermedie alla ricerca di una nuova vocazione dello scorso giugno, ha portato una certa vivacità di progetti soprattutto nel Nord Italia.
Particolare effervescenza è stata registrata a Genova che sembra essersi finalmente liberata da quella opprimente cappa di macaia e che attraverso una forte azione di marketing territoriale a matrice pubblico-privata lavora per portare gli investitori sulle coste del Mar Ligure.
Altro caso è quello di Torino. Il capoluogo piemontese “vittima” quasi inconsapevole del proprio understatement sabaudo dopo essere stato per quasi tutto il secolo scorso una delle capitali economiche del nostro Paese, si è come racchiusa in se stessa fino ad essere “accusata” di subire passivamente lo strapotere di Milano.
Affermazione vera per certi aspetti ma, che sembra essere smentita dalle recenti notizie di cronaca che riportano una forte volontà della pubblica amministrazione locale di ridare nuova linfa immobiliare alla città. Nuova linfa che scorre a partire dall’esistente, sia in termini di patrimonio immobiliare che di ecosistema culturale che spazia dall’ospitare il secondo museo mondiale di cultura egizia dopo quello del Cairo all’essere sede di una delle scuole politecniche più antiche del territorio nazionale, il tutto in un panorama architettonico fatto di palazzi storici di rilevanza artistica e culturale.
Partiamo proprio dal Collegio dei Nobili, sede da quasi duecento anni, del Museo Egizio: una delle eccellenze culturali del nostro paese, mèta di scolaresche e di turisti affascinati dall’egittologia. Il palazzo è collocato in quello che da sempre è il salotto buono della città piemontese, il centro nevralgico dell’intellighenzia sabauda e dell’establishment politica del Regno di Sardegna.
Proprio per celebrare adeguatamente le duecento candeline, la direzione del Museo ha deciso di aprirsi alla città e dare vita ad una nuova piazza urbana – la piazza Egizia – che l’obiettivo di creare una sorte di osmosi tra la città e il museo. Il progetto dello studio OMA nel disegnare questo sistema di sale urbane che si intersecano con la struttura esistente mira a dare continuità alla struttura espositiva facendola diventare parte integrante della città, valorizzando il ruolo centrale di attrazione delle strutture museali nell’economia delle nostre città storiche.
Tra le altre iniziative sotto la lente di ingrandimento degli osservatori della materia, la riqualificazione dello scalo ferroviario Vallino, nel popolare quartiere di San Salvario; un’operazione di rigenerazione urbana che si basa su di un mix funzionale con al centro la vita universitaria e la ricerca, che sono dei fiori all’occhiello della vocazione accademica della città.
Sempre con vocazione alla contaminazione tra la vita universitaria e la città, è la riconversione del palazzo di Torino Esposizioni, emblema del razionalismo nonostante molteplici rivisitazioni, per ospitare un centro culturale grazie anche ad un sostanzioso finanziamento del PNRR.
Ultimo tassello di questo ambizioso piano di trasformazione della città, verrà a breve comunicato il nome del vincitore del concorso di progettazione per la riqualificazione della Cavallerizza Reale altro iconico edificio, vestigia del passato regale della città.
Un ambizioso progetto, quello presentato dall’assessore all’urbanistica del capoluogo piemontese, che coniuga l’eco sistema universitario della ricerca e della formazione d’eccellenza con il settore del real estate, con l’auspicio di riportare gli investitori a guardare con interesse alla città come nuova e ulteriore mèta d’interesse.