real estate

by Valentina Piuma. Blogger, Economia, Centro Studi.

Una delle tendenze emergenti nell’epoca post covid è il crescente interesse da parte degli investitori locali, ma soprattutto internazionali, per le città cosiddette intermedie. Come descritto nello studio di Kroll dedicato a queste realtà (Secondary Cities: Gateway per nuove opportunità d’investimento per il real estate), ma possono  appresentare una destinazione interessante per investimenti nel reale estate al di fuori delle
prime location di Milano e Roma.

Non di meno il nostro paese viene spesso descritto come il paese dei mille campanili e alcune di queste “campane” possono suonare una musica interessante per una nutrita fetta di operatori.

Se infatti, le grandi operazioni direzionali e residenziali hanno nella capitale economica e in quella politica il loro luogo di elezione, è anche vero che una nuova idea di real estate può trovare terreno fertile in realtà più piccole ma non per questo meno interessanti.

Il punto di partenza deve essere l’assenza di pregiudizi sulle città cosiddette minori perché se è vero che dopo due anni di pandemia siamo ritornati tutti in ufficio e quindi prevalentemente nelle grandi città, è anche vero che la digitalizzazione e l’utilizzo degli strumenti per collegarsi e interagire con il mondo esterno hanno consentito una maggiore libertà di movimento che ha portato a nuova vita case di villeggiatura dimenticate.

Un altro fattore che la pandemia ha permesso di evidenziare è che le città possono interpretare il proprio ruolo in ottica moderna attraverso una nuova lettura del proprio essere e delle proprie attrattività.

Questa sfida, soprattutto, deve essere intrapresa da città che, dopo avere giocato all’inizio del secolo scorso un ruolo determinante nell’economia del paese hanno visto via via esaurirsi la loro fiaccola e si sono ritrovate come vecchie signore un po’ dimesse e molto nostalgiche.

Mi è capitato di parlare più volte di Genova, che negli ultimi scorsi del secolo scorso assomigliava ad una città da cui scappare e tornare solo perché richiamati dalla macaia o  all’ancestrale attaccamento ai luoghi che molti di noi provano. Una politica intelligente in termini di riqualificazione e di valorizzazione dell’esistente sta oggi consentendo al capoluogo ligure di diventare una possibile città di destinazione non solo per la gray economy ma anche per una fetta di popolazione che vuole vivere sentendo il rumore del mare immergersi in una cultura non sfacciata ma diffusa.

Diverso è il destino di Torino, da sempre così diversa, seppur vicina, da Milano. Silenziosa e quasi ritrosa nella valorizzazione dei propri asset, nel corso degli anni Novanta ha cercato di trovare un’altra vocazione, ma nonostante abbia ospitato le Olimpiadi Invernali del 2006 non è stata in grado di attrarre l’attenzione degli investitori stranieri. Recentemente, il trend sembra si sia invertito e alcuni operatori stanno guardando con interesse al capoluogo piemontese soprattutto per la realizzazione di studentati per i numerosi studenti fuori sede del politecnico cittadino e per il mercato residenziale caratterizzato da un patrimonio di valore le cui quotazioni di mercato, in questo momento, sono decisamente inferiori rispetto a Milano da cui ormai dista solo meno di un’ora di treno.

Altro interessante esempio è quello di Bergamo che dopo essere stata drammaticamente al centro dell’attenzione pubblica per effetto della pandemia che ha duramente colpito il territorio, sta vivendo oggi una nuova stagione che unisce un settore industriale tra le eccellenze nazionali, una vicinanza che non è sudditanza da Milano e il terzo aeroporto nazionale per numero di passeggeri, è protagonista di due importanti esempi di rigenerazione urbana: Chorus Life e Porta Sud che in modo diverso porteranno nel corso di pochi mesi il primo e pochi anni il secondo un’ondata di novità sul mercato immobiliare della città.

Lo studio di Kroll evidenzia come gli investitori siano sempre più attenti ad ampliare il proprio sguardo anche su altre realtà al di fuori dei mercati principali di Milano e Roma verso quelle  città secondarie che per qualità della vita, infrastrutturazione esistente o in programmazione, onerosità dei costi più sostenibili come ottime location per l’investimento. In un’ottica di razionalizzazione degli investimenti e riqualificazione del territorio la diversificazione degli investimenti su più centro nevralgici del paese rappresenta un ottimo veicolo di ricadute positive che queste operazioni possono avere sui territori.