real estate

by Valentina Piuma. Blogger, Economia, Centro Studi.

La grande attenzione mediatica che il tema delle strutture sportive, e degli stadi in particolare, sta riscuotendo sull’opinione pubblica, è un fenomeno che sta coinvolgendo buona parte del
territorio nazionale e non solamente grandi città come Milano o Roma.

Queste ultime sembrano vivere in modo molto diverso e con una dialettica quasi opposta il tema di dotare le proprie squadre di calcio di una struttura moderna e in grado di ospitare in modo adeguato le competizioni delle squadre cittadine. Se a Milano, infatti, il tema della riqualificazione o del totale rifacimento dell’amato stadio Meazza domina non solo le pagine dei giornali ma vede coinvolti anche i cittadini, a Roma il tema dello stadio ha occupato – hélas – anche le pagine della cronaca giudiziaria perché impantanato in un groviglio di scandali finanziari.

Ma al di là dei fatti di cronaca, è indubbio che l’attrattività di una città in parte dipende anche dalla dotazione di strutture sportive che insistono sul territorio. A volte, in modo, un po’ sommario si identificano le infrastrutture sportive quasi esclusivamente con gli stadi di calcio, anche se sono innumerevoli le attività sportive che necessitano di uno spazio adatto allo svolgimento delle competizioni e della preparazione.

In questo scenario anche solo volendo concentrare la propria attenzione sul gioco del calcio, il patrimonio di infrastrutture sportive ancora oggi, nella maggior parte dei casi, strizzano  l’occhio al secolo scorso.

Gli impianti sportivi, infatti, per rispondere in modo adeguato alle nuove tendenze in termini di sicurezza e di gestione della complessa parte impiantistica, e per generare ulteriori ricavi oltre a quelli derivanti dalla vendita dei biglietti devono necessariamente poter ospitare altre attività in grado di far gravitare sull’impianto i visitatori al di là dei momenti canonici della competizione.

L’importanza del tema è testimoniata dal coinvolgimento di importanti nomi dell’architettura nazionale nella progettazione di alcune strutture in importanti centri urbani, in un’ottica di rigenerazione e riqualificazione che va a coinvolgere tutta l’area della città interessata dall’infrastruttura.

Come sottolineato nel corso dell’evento “Impianti sportivi. Occasioni di rigenerazione urbana, di sperimentazione gestionale e tecnologica” che ha avuto luogo a Verano Brianza presso la struttura Theatro di Schüco, e che ha dato voce a sportivi e progettisti, tra cui lo studio milanese Progetto CMR con la divisione Sportium, le infrastrutture sportive sono sempre di più all’insegna del paradigma ESG.

Le nuove strutture, infatti, sono concepite all’insegna dell’efficienza e della sostenibilità grazie ad utilizzo a materiali ed impianti, per creare socialità e dare vita ad un ambiente “protetto” dove anche i giovani possono trascorrere del tempo. Essendo strutture prevalentemente di proprietà pubblica hanno una governance che comunque strizza l’occhio al privato con l’obiettivo comune di dotare il territorio di strutture moderne ed efficienti in grado di soddisfare sia la domanda locale ma anche di rappresentare un veicolo di attrattività per il territorio.

Negli ultimi mesi si è molto parlato di edifici che devono necessariamente poter ospitare più funzioni proprio in considerazione dei cambiamenti che la pandemia ha accelerato, anche le infrastrutture sportive nel loro complesso devono poter ospitare più funzioni in grado di garantire un cash flow certo che consenta agli investitori di valutare anche questa tipologia come un’asset class di interesse.

Non essendoci ad oggi un’asset class specifica identificabile con le strutture sportive, l’interesse degli investitori per questa tipologia di asset immobiliare è risultata minimale, eccezione fatta per alcune realtà sportive che stanno portando avanti, non di rado grazie alla collaborazione pubblico-privata, progetti di sostanziale riqualificazione delle strutture esistenti o di costruzione di nuovi impianti sportivi con l’obiettivo di essere ”aperte” sette giorni su sette e generare quindi ricavi che sono indipendenti dalla singola manifestazione sportiva.