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La necessità principale nel processo di rigenerazione e riqualificazione delle nostre città è senz’altro quello della ricucitura dei vuoti urbani. Un fenomeno che coinvolge senza distinzione molte realtà urbane da nord a sud e da cui non esente neanche la capitale della rigenerazione urbana: Milano.

Sembra quasi pleonastico continuare a parlare di Milano, ma le recenti notizie di stampa portano all’attenzione dell’opinione pubblica il lancio del progetto per la realizzazione della BEIC – Biblioteca Europea in uno dei vuoti urbani del capoluogo lombardo.

Un lungo periodo di vuoto che insiste su di un’area di dimensioni considerevoli, circa 30.000 metri quadrati, una zona semicentrale della città che porta alla memoria i fasti e le decadenze dei primi anni di questo terzo millennio.

Una struttura a vocazione culturale che andrà a sostituire la centrale biblioteca e che nell’idea dell’amministrazione comunale rappresenterà un luogo di incontro multigenerazionale all’insegna della condivisione e dell’innovazione. Un progetto che si fonderà sul paradigma della sostenibilità con un peso importante alla componente sociale con il valore che la cultura apporta allo sviluppo delle città.

Inoltre, la biblioteca – così come l’infrastruttura museale, rappresenta un laboratorio di sperimentazione per l’architettura in cui design e innovazione dialogano assieme alla costante ricerca dei spazi in grado di adattarsi alle diverse necessità di utilizzo.

La realizzazione dell’opera, il cui costo si aggirerà sui 115 milioni di euro, rappresenta una delle operazioni che saranno finanziate dal PNRR e che dovranno quindi essere terminate entro il 2026.

Il tutto in un contesto di mercato che definire complicato sembra quasi eufemistico.

Da una parte la conferma dell’interesse degli investitori istituzionali per il mercato italiano ed in particolare per Milano con la caccia ai trophy assets e agli immobili vestigia del passato industriale della città da riqualificare; dall’altra un settore, quello delle costruzioni, alle prese con un mercato dei materiali dall’andamento isterico e le previsioni di un mercato delle compravendite immobiliari che secondo Nomisma nei prossimi tre anni invertirà la tendenza al rialzo registrato nel 2021.

In particolare, la situazione dell’incremento dei prezzi delle materie prime e della difficoltà nel reperire le materie prime mette seriamente a rischio la messa a terra non solo degli interventi del PNRR ma anche di tutti gli altri interventi di tutti quegli interventi di riqualificazione, vista anche l’impossibilità da parte di buona parte dei fornitori di garantire le forniture.

Se qusta situazione continuerà a perdurare nel tempo, i grandi progetti di riqualificazione urbana dovranno essere affrontati con un approccio completamente diverso che porti ad interpretare questo processo con la sfida di realizzare un’infrastruttura nei tempi previsti per dare vita ad uno spazio pubblico.

La pubblica amministrazione in questo frangente deve farsi partner delle imprese per chiedere un intervento decisivo del governo per attenuare gli effetti devastanti che il caro materiali ha sul comparto nel suo complesso con un indiscutibile effetto domino negativo anche sui progetti di riqualificazione urbana che tanto insistono su moliti centri urbani.

La realizzazione di un‘opera pubblica, quindi, in questo contesto contribuisce insieme agli altri interventi pubblici e privati a ridare una forma ad un tessuto urbano che deve prepararsi ad affrontare le sfide ed i ruoli centrali che la città andrà a svolgere nei prossimi anni nel panorama europeo.

Image by Michael Gaida