real estate

by Valentina Piuma. Blogger, Economia, Centro Studi.

Le cronache da Cannes raccontano di alcune città italiane diverse da Milano che hanno colto l’occasione del MIPIM per presentarsi ad una platea di investitori istituzionali che potrebbero essere interessate ad investire nelle loro realtà urbane.

Non è la prima volta che queste città si presentano al parterre internazionale di Cannes, ma sicuramente questa volta lo scenario di sottofondo è diverso. Due anni di pandemia, hanno portato alla luce il valore aggiunto di location che in altri contesti si sarebbero dette secondarie.

E’ il caso, ad esempio, di Genova e di Torino, che si sono presentate anche quest’anno sullo sfondo dello scenario del Palais du Festival sulla Croisette, non solo con il catalogo dei gioielli che possono essere messi in campo, ma anche e soprattutto dei progetti che verranno realizzati per la promozione del territorio.

Ed è proprio in questo contesto che diventa centrale il ruolo delle pubbliche amministrazioni, che molto spesso sono i veri proprietari di queste importanti infrastrutture immobiliari. Ecco ad esempio, il comune di Genova che ha messo in campo il proprio assessore all’urbanistica, l’architetto Simonetta Cenci che nel corso della manifestazione ha raccontato nel dettaglio i progetti che il capoluogo vuole mettere in campo per risorgere da una decadenza che sembra minarla come la macaia.

Al di là del singolo caso, l’impegno e l’intervento dell’assessore Cenci è un’ulteriore  testimonianza di come gli attori principali in questo sprazzo di terzo millennio siano proprio le città e la sua struttura governativa.

Il tutto compreso in un momento storico che vede il sistema delle imprese che saranno direttamente coinvolte nella realizzazione materiale di questi interventi minate dall’incremento
indiscriminato dei prezzi e dalla difficoltà nel reperire materie prime e manodopera per mettere a terra i diversi interventi.

A fare da sfondo a questo momento per il settore, il tema della sostenibilità ovvero il paradigma ESG, sempre più parte integrante delle politiche di investimento degli operatori.

Un paradigma che può anche essere letto attraverso diverse declinazioni della sostenibilità, che risiedono non solo nel rispetto delle caratteristiche ambientali ma anche nella capacità di durare nel tempo. Soprattutto di questo ultimo aspetto è ricco il patrimonio immobiliare di molte delle nostre città, quasi senza soluzione di continuità.

Ma se è vero che per gli aspetti ambientali, è evidente la portata delle misure che devono essere introdotte per adeguare le infrastrutture alle normative internazionali in termini di efficientamento, una componente importante è anche quella della “G” di governance che attiene a questi interventi.

Un paradigma di governance che assume ancora più peso nel momento in cui uno degli attori delle operazioni è una pubblica amministrazione.

Infatti, la pubblica amministrazione si fa sempre più parte attiva nelle operazioni di riqualificazione del territorio e si trova ad essere non contrapposta bensì alleati della controparte privata, attuando di fatto un’azione di lobby verso il mondo degli investitori in grado di dotare le operazioni di quella soft skill per presentarle non solo come asset fisico bensì come parte integrante di un processo di sviluppo e di riqualificazione con ricadute assolutamente indiscutibili su molti dei settori economici del nostre paese e sull’indotto economico tutto.

È proprio in condizioni come quelle appena descritte che un’azione di lobby concertata e basata su solide basi analitiche e progettuali può rappresentare un modo innovativo per concepire il ruolo delle pubbliche amministrazioni nella promozione dei territori e nell’attrazione di investitori.

Una lobby che diventa parte integrante della G del paradigma ESG alla luce anche della necessità che per essere compresi questi interventi devono essere raccontati nell’economia di un progetto di sviluppo di complesso ed organico.