real estate

by Valentina Piuma. Blogger, Economia, Centro Studi.

Se la pandemia ha colpito un settore economico più di altri è proprio quello turistico, in un contesto di mercato caratterizzato da una struttura proprietaria diffusa e prettamente di matrice famigliare.

Non a caso, sia gli investitori core che quelli speculativi vedono nelle infrastrutture del settore turistico nazionale un’indubbia potenzialità, in un contesto naturale caratterizzato da diffuse varietà orografiche e zone che consentono un turismo distribuito su dodici mesi corredato da un panorama di città d’arte e borghi unici.

Gli investitori hanno individuato in molte strutture alberghiere un potenziale da riqualificare e da sviluppare, per dare una nuova chiave di lettura del settore che rappresenta uno dei driver della crescita del PIL nazionale.

L’interesse degli investitori è testimoniato da molte recenti notizie di stampa che riportano in maniera più o meno veritiera deals che vedono come sottostante alcune infrastrutture turistiche che vanno dalla laguna di Venezia alle Alpi piemontesi riportando in auge alcuni siti nazionali che hanno rappresentato mèta prediletta del turismo internazionale negli anni del boom economico del secolo scorso. Solo per citare alcuni: la notizia, poi smentita, dell’acquisto da parte del magnate dell’informatica Bill Gates per lo storico ed iconico hotel Danieli a Venezia e la recente acquisizione da parte del fondo britannico ICON, ad esempio, delle infrastrutture sciistiche del comprensorio della “Via Lattea” con la strategia di riportare all’attenzione dei turisti un territorio con oltre 400 chilometri di piste.

Resta comunque indubbio che il turismo, in Italia necessita di un profondo processo di rinnovamento, non solo degli immobili e della loro struttura proprietaria, ma anche e soprattutto delle infrastrutture che devono essere in grado di rispondere ad una domanda sempre più variegata ed esigente.

A ciò deve aggiungersi anche il contributo che la digitalizzazione e l’industria dei servizi immobiliari possono fornire in termini di utilities incrementali sia per la manutenzione dell’infrastruttura tout court che la gestione dell’offerta turistica a tutto tondo, senza dimenticare che il paradigma della sostenibilità che sta permeando sempre di più l’attività degli investitori del real estate e che inevitabilmente andrà ad impattare sull’attività di riqualificazione delle infrastrutture turistiche soprattutto per la componente ambientale

Ciò non di meno, il comparto turistico non può e non deve prescindere da una graduale destagionalizzazione della domanda e dalla necessità di avere un dialogo costante e costruttivo con i territori dove insistono le infrastrutture per offrire agli utenti un’offerta
interessante e stimolante.

In questo scenario, inoltre, anche le località turistiche “secondarie” e fuori dai circuiti noti possono giocare un ruolo centrale per una domanda diversificata e sempre più attenta al prodotto di nicchia. La vacanza intesa come mero trascorrere del tempo in un luogo diverso
dalla propria residenza o dal proprio domicilio sic et simpliciter è ormai retaggio di un vecchio modo di intendere il turismo: proprio in questa direzione si muovono molte amministrazioni locali valorizzando le proprie ricchezze naturali, artistiche o enogastronimiche per garantire al turista un’esperienza a tutto tondo in cui le infrastrutture ricettive fanno squadra con gli altri elementi del contesto.