La progressiva attenzione alla tematica del Piano Nazionale di Ripresa e Resistenza e dei fondi che saranno erogati al nostro paese nei prossimi mesi porta inevitabilmente a cercare di comprendere quale ne sarà la portata sul settore delle costruzioni e del real estate.
Dal punto di vista delle risorse destinate all’Italia e che verranno dedicate al settore nel suo complesso le analisi mettono in evidenza come dei circa 420 mld globali il 43% sarà dedicato al comparto delle costruzioni, nella sua più ampia accezione.
Una cifra considerevole che però deve essere impiegata secondo scadenze ben definite e in conseguenza di ciò che prevede una pianificazione strategica di ampio spettro.
Infatti, eccezion fatta, per il settore delle infrastrutture a cui vanno i fondi dedicati a colmare il gap che sconta il nostro paese, le altre misure tracciano una linea ben definita che prevede la collaborazione pubblico/privata a fare da telaio per questo complesso tessuto.
Con riferimento a questo tema, l’analisi proposta da ANCE sul PNRR porta infatti all’identificazione di un filo conduttore: un’azione importante sull’attrattività del territorio e sulle politiche urbane con una profonda attenzione sul tema della riqualificazione del patrimonio pubblico e sulle infrastrutture sociali.
Tutto bello, quindi? Non del tutto, anche perché le tempistiche per l’utilizzo delle risorse è quanto meno stringente soprattutto per una realtà come quella italiana in generale poco efficiente alla programmazione e all’utilizzo dei fondi europei.
Quello che tuttavia emerge è che il tema della rigenerazione urbana rappresenta in senso lato il banco di prova per l’utilizzo dei fondi del piano letto con la lente dei nuovi dettami della sostenibilità.
Sostenibilità che deve essere intesa a tutto tondo e quindi non solo come sostenibilità ambientale ormai parte integrante del patrimonio immobiliare, ma anche secondo i paradigmi della sostenibilità sociale e della governance risultano ad oggi un po’ meno definiti.
Da tempo, infatti, si dibatte sul tema dell’inclusione sociale, con la conseguente attenzione al tema delle infrastrutture sociali in grado di garantire una crescente qualità della vita, come ad esempio, infrastrutture scolastiche e sanitarie in grado di soddisfare la domanda di una popolazione sempre più eterogenea. Tematica, questa, di rilievo per i grandi centri urbani e con un costo della vita relativamente elevato.
Dal punto di vista degli operatori, la frammentazione e la polarizzazione tra piccoli e micro fattori del mercato privato da una parte e operatori più grandi strutturati porta, in linea di massima, ad una naturale interlocuzione tra gli investitori e questa seconda tipologia di operatori.
Resta inteso che, in una situazione come quella che viene delineandosi, si necessita di un’azione di lobby strategica in grado di rappresentare in maniera innovativa il ruolo delle imprese. Per realizzare gli obiettivi del piano è necessario rafforzare e sostenere l’intero sistema industriale delle costruzioni, fatto da grandi, medie e piccole imprese che, dopo aver superato la lunga crisi del comparto grazie alle loro competenze e capacità operative, sono pronte ad offrire il loro indispensabile contributo per la modernizzazione del Paese.