L’evoluzione e la profonda trasformazione di cui il settore delle costruzioni e del real estate nel suo complesso è stato oggetto, soprattutto nel corso degli ultimi dodici mesi, non sono che i più evidenti effetti di un profondo processo di cambiamento che ha avuto inizio già nel 2008 con la grande crisi che ha colpito questo segmento di mercato.
Non di meno il settore si trova sempre più al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica: un rinnovato interesse per un comparto che ha contribuito e contribuisce considerevolmente al Prodotto Interno Lordo nazionale.
E come è cambiato il settore lo sono, almeno in parte, anche i protagonisti.
E’ stato più volte sottolineato come, nel corso di questi anni, si è assistito ad una progressiva polarizzazione tra il mercato delle grandi operazioni immobiliari e il mercato della manutenzione straordinaria di taglio minore per quanto riguarda il mercato privato, mentre i grandi operatori nel settore delle infrastrutture strategiche si sono orientati verso operatori di dimensioni minori afferenti ai lavori pubblici in contesti più locali.
In questo scenario, studi di progettazione e culle del design da studi di professionisti si sono via via trasformati in vere e proprie aziende e i committenti sono sempre più rappresentati da operatori di grandi dimensioni e con strategie di sviluppo che guardano principalmente alla sostenibilità e all’attrattività delle città, come sottolineato anche da COIMA nel corso dell’evento trasmesso in streaming la scorsa settimana dall’evocativo titolo di “Rigenerazione Italia”.
Proprio in questa nuova lettura del settore, l’attenzione mediatica si concentra sempre più sulle operazioni di rigenerazione urbana e sul ruolo strategico che queste operazioni hanno sulle città.
Non di meno, nuove asset class e “vecchie” infrastrutture immobiliari hanno sensibilmente modificato il proprio essere in considerazione di una domanda immobiliare che è profondamente mutata facendo “saltare” i rigidi paradigmi che hanno caratterizzato una lunga stagione del real estate.
Semplificando, un asset class di qualsiasi genere può nascere con una destinazione e trovarsi dopo un po’ di tempo a rivestire un altro ruolo o come succede da dodici mesi a questa parte, ad essere la location per funzioni totalmente diverse.
E se il prodotto immobiliare come era concepito solo pochi anni fa è solo un ricordo, è altrettanto evidente che il processo di generazione di una moderna infrastruttura immobiliare non possa quasi più prescindere da un confronto collaborativo tra tutti gli elementi della filiera, al fine di determinare al meglio gli elementi tecnici e temporali, peculiari dell’infrastruttura su cui si va a lavorare.
In uno scenario così determinato, è evidente che gli operatori del comparto delle costruzioni, in grado di operare su questa tipologia di operazioni, sono sempre più afferenti alla categoria dei general contractor grazie alla loro capacità di governare processi complessi ed articolati, che presuppongono organizzazioni in grado di coordinare al meglio tutti i soggetti coinvolti.
E’ quindi plausibile affermare che il settore e i suoi operatori si trovano sempre più spesso ad interpretare la propria attività con modalità che sono state per molto tempo ad esclusivo appannaggio del settore manifatturiero, anche nelle modalità di finanziamento che spesso guardano ad operazioni di partenariato pubblico e privato e che rispondono a determinati requisiti in termini di sostenibilità secondo quanto evidenziato dai criteri ESG.
Il teorema “piccolo è bello” che ha caratterizzato per anni il sistema delle imprese del settore delle costruzioni non si adatta più al settore nel suo complesso ma si ritaglia la nicchia dei lavori di manutenzione straordinaria a livello di singola unità immobiliare o lavorazioni più legate alle finiture di particolare pregio.