Se è vero che i dati presentati da Nomisma ci hanno fornito la fotografia di un settore che soffre dei contraccolpi del Covid, l’altra faccia della medaglia è un mercato in pieno fermento che coinvolge molte delle nostre realtà urbane e in particolare Milano.
Il capoluogo lombardo, nell’attesa che la vita riprenda, è nuovamente coinvolto nella preparazione di un evento di rilevanza internazionale, in questo caso le Olimpiadi invernali del 2026, che avranno il proprio epicentro nell’area dell’ex scalo di Porta Romana dove verrà realizzato il villaggio olimpico.
E’ di qualche giorno fa la proclamazione del masterplan vincitore del contest che ha visto primeggiare la cordata dei londinesi Outcomist, in collaborazione tra gli altri con lo studio di Carlo Ratti a cui si deve anche il progetto di uno degli edifici prospicenti lo scalo di Porta Romana (Vitae) nell’ambito del progetto internazionale di riqualificazione di alcune delle più importanti città mondiali noto come Reinventing cities.
Sul progetto molto è stato scritto e la sintesi a valle della presentazione del masterplan prescelto, è quello di un’area che coniuga nel modo più armonico possibile elementi esistenti,
tecnologia e spazi aperti con l’obiettivo di svolgere in primis la sua funzione di villaggio olimpico e in secundis di diventare uno studentato al termine delle manifestazioni olimpiche.
Ma al di là delle funzioni a cui lo spazio sarà destinato, quello che il progetto di riqualificazione dello scalo di Porta Romana rappresenterà è legato ad un altro concetto caro all’architettura del nostro paese ovvero l’idea di ricucitura.
Ricucire parti di città che sembrano vivere una vita diversa: la spaccatura ideale tra la zona di Porta Romana e il suo scalo ha avuto per anni la sua esemplificazione dai binari dello scalo e dal cavalcavia del consorzio agrario di viale Isonzo, oggi studentato di proprietà degli americani di Hines.
Due parti di città così vicine e così lontane collegate dalla tramvia ma che sembravano appartenere a due mondi distinti.
La riqualificazione delle periferie di Milano è costellata di tanti punti nevralgici ma, come ha sottolineato il sindaco Sala nel corso della conferenza stampa, lo sviluppo ha avuto per molto tempo il suo epicentro nella zona di Milano nord. E’ solo da pochi anni che l’attenzione di operatori e progettisti si è orientata anche nella parte sud della città che porta fuori verso la campagna e la splendida abbazia di Chiaravalle.
La Fondazione Prada e Symbiosis prima, Vitae e il villaggio olimpico poi rappresentano il filo conduttore di un nuovo progetto di città: un prodotto immobiliare in senso lato che si identifica nell’armonizzazione della conservazione di elementi iconici di un contesto, come in questo caso i binari della ferrovia, con elementi nuovi che tuttavia guardano più di prima al tema della sostenibilità.
Sostenibilità che fa eco anche con un altro importante concetto: quello della “vita” e della “funzione” che il prodotto immobiliare di nuova generazione deve inglobare. Non è più immaginabile pensare ad un prodotto fatto ad hoc per una manifestazione che alla fine di questa non “cambi” e diventi “casa” per diverse altre funzioni.
Perché ciò accada, tuttavia, è sempre più necessario che tutti gli attori della filiera immobiliare e gli stakeholder coinvolti lavorino di concerto per far emergere un prodotto immobiliare, che grazie anche alla tecnologia possa essere oggetto di controllo, pianificazione e progettazione di scenari diversi.