real estate

by Valentina Piuma. Blogger, Economia, Centro Studi.

“Cambio di registro” e “new normal” sono due delle locuzioni che più frequentemente abbiamo sentito negli ultimi mesi.

Tuttavia, se dovessimo cercare la migliore infografica per illustrare quest’inizio d’anno, quella che meglio sembra adattarsi alla situazione attuale dovrebbe essere il punto interrogativo. Non perché schiavi dell’errata convinzione che il 31 dicembre rappresenta una chiave di volta, ma perché la situazione attuale è quanto di più difficile ci sia da interpretare e da cui trarre certezze per il futuro.

Proviamo, tuttavia, a fare il punto.

I dati 2020 sugli investimenti nel settore del real estate a livello nazionale hanno sfiorato la soglia dei 9 miliardi di Euro, in calo rispetto alla cifra record registrata nel 2019, tuttavia in linea con i valori del 2018.

In questo scenario, con gli investitori stranieri che hanno vissuto un “raffreddamento” nell’attrazione per il mercato italiano, i driver dello sviluppo immobiliare dei prossimi mesi saranno il settore residenziale declinato in tutte le sue diverse sfaccettature, la logistica di last mile ed il comparto della rigenerazione urbana.

Quest’ultima, in particolare, può raccogliere in sé molte delle caratteristiche del real estate moderno e può rappresentare uno stimolo per le città di medie dimensioni dove la manifattura ha lasciato grandi vuoti urbani, che se non “riempiti” di una nuova vita portano all’inevitabile depauperamento delle realtà cittadine.

La rigenerazione urbana nella sua forma più evoluta, infatti, può rappresentare il driver che può salvare le città dal graduale abbandono. Declino che invece ha storicamente colpito alcune grandi città americane culla dell’industria pesante che, una volta che questa ha terminato il proprio di ciclo di vita, non hanno saputo “re-intrepretarsi”. Saranno proprio i nuovi ruoli che sapranno interpretare che consentiranno alle città, di ogni dimensione, di continuare ad attrarre talenti ed attività. La città è quel terreno fertile su cui sviluppatori, pubbliche amministrazioni e costruttori possono intervenire per dare una nuova visione e riempirne i vuoti urbani. Se un processo di rigenerazione urbana può sembrare relativamente semplice in una grande città come Milano per il grado di attractiveness che indiscutibilmente possiede, meno agevole può esserlo in una città di medie dimensioni.

Perché questi processi abbiano successo gli ingredienti sono diversi ma ci riportano inevitabilmente ad un principio fondamentale: la collaborazione tra tutti gli attori del processo.

La pubblica amministrazione che deve comprendere che ha un patrimonio da valorizzare e da cui trarre beneficio, gli investitori che possono investire in realtà che presentano buoni ritorni, le imprese di costruzioni che possono tradurre in realtà concreta i progetti di rigenerazione, i corpi intermedi nel loro complesso che devono svolgere sempre di più il ruolo di collettori delle istanze dei diversi attori e facilitare quelle connessioni necessarie per lo sviluppo efficace di tali processi.

Questi attori, soprattutto quelli di matrice domestica, devono necessariamente fare il salto di qualità e mettere a frutto l’expertise acquisita negli anni e di definire la propria visione per interpretare al meglio la nuova idea di edilizia, che oltre che di mattoni è fatta anche di innovazione, dati, servizi e comunicazione.

I mesi che ci aspettano, quindi, in attesa che tutto riparta – anche se non come prima – dovranno essere dedicati alla progettualità e alla condivisione, dando vita a veri e propri laboratori di ricerca applicata in grado di rispondere con resilienza alle sfide del prossimo futuro. Non costruiremo più gli uffici come abbiamo fatto fino ad ora, ma continueremo a farlo. Non faremo più le case da vivere solo poche ore al giorno, ma ne faremo di più adatte a
trasformarsi in uno schiocco di dita in confortevoli uffici. Non penseremo più agli alberghi come location esclusivamente leisure ma come location in grado di ospitare diverse funzioni. Non penseremo più ai musei con code chilometriche ma rispettosi di procedure ben definite di prenotazione, potremo godere dell’arte prendendoci il nostro tempo e il nostro spazio.

Anche dalle situazioni più drammatiche bisogna riuscire a tirare fuori qualcosa di buono e di diverso: prioprio questo le nostre imprese hanno fatto in anni anche più complicati, e ancora continueranno a farlo.