Ora che forse ci siamo quasi lasciati alle spalle questi terribili primi mesi del 2020, possiamo forse fare il punto su alcuni elementi che sono emersi con forza in questi mesi.
Se è vero che il settore del real estate riprenderà il suo corso, soprattutto per quanto attiene l’attività degli investitori istituzionali e le prime location come Milano, è evidente che il mercato si presenterà in maniera diversa e gli attori si troveranno di fronte alla necessità di ripensare alcune delle proprie strategie.
Sia per gli investitori che per i clienti finali, il ruolo egemone delle città non verrà certamente meno, ma è possibile ipotizzare che alcune location secondarie potranno, se si verificheranno determinate condizioni come ad esempio il miglioramento della connettività e dei servizi potrebbero rappresentare un buen retiro in cui trascorrere alcuni frammenti della nostra vita in smart working.
Resta inteso che quanto è successo è un’immane tragedia da cui esserne usciti in salute rappresenta già una grande vittoria, ma per non vanificare gli sforzi fatti è necessario che alcuni degli elementi che sono emersi con grande forza in questo periodo diventino un cosiddetto “new normal”.
In primis, l’accelerazione che hanno sùbito alcuni processi come ad esempio la digitalizzazione del settore delle costruzioni e l’importanza di poter gestire da remoto tanti aspetti della vita del cantiere.
Poi, l’asimmetria tra committenti e appaltatori, tipica di molti contratti privati che si sono trovati improvvisamente non abbastanza capienti per sopportare i crescenti costi in termini di oneri aggiuntivi della sicurezza. Questo ha portato nuovamente a riflettere sulla necessità per le aziende del settore delle costruzioni di dotarsi di una struttura più solida in termini di patrimonio e di management per essere poter godere di un certo potere contrattuale nei confronti dei clienti istituzionali per non interpretare più il ruolo di contraenti deboli.
Inoltre, l’emergenza sanitaria di questi ultimi mesi ha messo in luce come per il settore del real estate diventi di crescente importanza la presenza di servizi in grado di garantire elevati standard di qualità degli ambienti dove necessariamente trascorriamo gran parte della nostra giornata.
Dal punto di vista delle asset class sembra evidente che i nuovi prodotti devono essere ripensati, sulla base dell’esperienza della coabitazione forzata di diverse attività in questi mesi, con spazi che consentano di potersi spostare tra le mura domestiche e l’ufficio o la scuola prevedendo sia a livello di singola unità immobiliare che di immobile, di aree che possono essere adibite a diverse attività. Gli stessi uffici che hanno rappresentato l’asset class protagonista del Rinascimento immobiliare dopo la crisi del 2008 all’insegna degli open space e della condivisione, potrebbero necessitare di un restyling considerando le nuove norme igienico sanitarie.
Lo stesso dicasi per le infrastrutture sportive e museali che devono necessariamente essere ripensate per un utilizzo non esclusivo ma polifunzionale e che vedranno sempre di più la tecnologia diventare parte integrante della propria realtà anche per la necessità di un maggior controllo delle presenze, necessaria per evitare pericolosi assembramenti.
Quello che questa emergenza ci ha insegnato è che non è possibile dire “questo a noi accadrà mai”, che nuove regole dovranno diventare parte integrante della nostra quotidianità mettendo se – non voglia il cielo – si riproponesse una situazione similare potremmo essere in grado di gestirla mettendo in atto tutte le misure necessarie per poter continuare a lavorare, studiare e vivere.