real estate

by Valentina Piuma. Blogger, Economia, Centro Studi.

La diffusione del COVID-19 e i devastanti effetti che ha generato sullo scenario nazionale ed internazionale, ha messo in luce come ogni realtà abbia bisogno di un sistema di gestione che sia affidato, soprattutto in momenti particolarmente difficili, ad una regia di professionisti che le sappiano traghettarle da uno stadio all’altro.

Il governo italiano, secondo una scelta che può essere più o meno condivisa, ha deciso di affidare ad un team di manager e di professionisti di diverse aree la gestione del percorso di ritorno alla normalità. Non un governo di tecnici ma un sistema nazionale che si affida ad una squadra di professionisti che porti il nostro paese fuori da questa situazione, come si farebbe per una grande impresa alle prese con l’uscita dalla crisi.

Se questo è vero per una nazione, sembra ancora più importante per i protagonisti della vita economica.

Il concetto di innovazione porta di primo acchito a pensare esclusivamente a prodotti e processi produttivi e poco viene abbinato alla gestione delle realtà che questa innovazione portano a termine, ovvero le imprese.

L’universo delle aziende italiane è notoriamente identificato per la stragrande maggioranza con l’eccezione di alcune grandi imprese con un modello imprenditoriale di matrice famigliare spesso di piccole e medie dimensioni che ha, generalmente, nella famiglia la sua catena di comando.

Se questo è vero, lo è ancora di più per il settore delle costruzioni e del real estate, dove le aziende che sono registrate in Camera di Commercio con il codice ATECO che afferisce a questi settori, sono numerosissime e spesso di dimensioni molte contenute.

Se il mondo del real estate registra alcuni player di dimensioni considerevoli, anche se in numero molto limitato il che porta al delinearsi di un mercato molto piccolo, il mondo delle costruzioni che rappresenta una quota consistente del PIL nazionale è caratterizzato da una nutrita flotta di piccole e a volte micro-imprese.

Secondo quanto registra, ANCE – associazione nazionale costruttori edili – dal punto di vista dimensionale le imprese del settore registrano un numero medio di occupati pari a 2,6 unità facendo della frase “piccolo è bello” un vero e proprio mantra.

Parallelamente, le aziende del comparto hanno un livello di anzianità considerevole: non è, infatti, raro trovare aziende che sono oramai alla terza o quarta generazione.

Se questo aspetto rappresenta un elemento di valore per il nostro sistema industriale, in alcune realtà questo legame “fisiologico” ha rappresentato anche un freno alla crescita e un potenziale rischio per la competitività.

Le sfide di un mercato sempre più globale e aggressivo portano alla necessità di imprese che si affidino a manager in grado di governare il processo aziendale con l’unico obiettivo del raggiungimento degli obiettivi.

Il sistema delle imprese si trova a confrontarsi con un mercato globale sempre più attento ad un progressivo efficientamento dei processi produttivi e alla riduzione dei tempi per la consegna del prodotto al cliente. Questo implica che i processi aziendali siano sempre più complessi e delicati e che quindi necessitano di una regia precisa.

Questo non vuol dire che le imprese famigliari non siano una realtà che deve essere valorizzata come uno dei patrimoni del nostro sistema industriale ricco di eccellenze, ma è anche vero che l’inserimento di figure manageriali a fianco della “famiglia” può essere per “l’azienda” un’arma vincente.