real estate

by Valentina Piuma. Blogger, Economia, Centro Studi.

La notizia è rimbalzata sulla stampa locale e su quella specializzata ed è stata accolta con entusiasmo dai molti estimatori della Villa Reale di Monza, uno degli esempi più interessanti dell’architettura del settecento: la famiglia Cerea celebrata dinastia della ristorazione nazionale ha acquisito la gestione dell’attività di ristorazione del sito.

Un cambio della guardia volto a dare nuova linfa al settore della ristorazione che occupa fisicamente il piano terra della Villa e che rappresenta e costituisce uno degli aspetti fondanti per la valorizzazione dell’edificio del Piermarini.

Il piano di gestione della Villa, infatti, oltre al programma di manifestazioni di tipo artistico-culturali prevede che si presenti al pubblico l’offerta più completa e variegata possibile in grado di calamitare su di sé l’attenzione dei tanti visitatori che ogni anno frequentano la villa e il suo parco.

In particolare, in modo sempre più frequente, l’arte dialoga con uno degli elementi di eccellenza soprattutto nel nostro paese: l’enogastronomia. Una componente di servizio che può arricchire notevolmente l’offerta di entertainment delle strutture museali.

L’attenzione mediatica che il tema enogastronomico ha catalizzato nel corso di questi anni, grazie anche a fenomeni come slow food trae spunto da una delle tante eccellenze del nostro paese. La cucina, come il vino, l’arte, il paesaggio e la natura rappresenta il mix perfetto per dare smalto a tante delle nostre città.

Gli esempi di questo virtuoso matrimonio sono più numerosi di quanto si possa immaginare: tra gli altri il Guggenheim di Bilbao, il MoMa di San Francisco e a Milano, nella storica Pinacoteca di Brera il “Caffè Fernanda” – omaggio a Fernanda Wittengs, storica direttrice e prima donna in Italia a ricoprire il ruolo direttorio di un importante museo e galleria, oppure alla «Terrazza» in Triennale che sta diventando sempre di più una location per apertivi.

E’ in questo contesto che le strutture museali diventano un luogo di incontro e di scambio, un nuovo modello di piazza in cui ci si possa immergere in un’esperienza a 360 gradi, in cui l’arte e l’enogastronomia fungono reciprocamente da forza propulsiva.

L’attenzione ad una cultura del cibo e della ristorazione di qualità non disdegna anche le strutture commerciali: per il segmento degli shopping centres, infatti, si parla sempre di più di locations per eventi esperienziali, e si potrebbe immaginare la stessa vision per l’ambito delle strutture museali. Un esempio in questa direzione è la nuova Food Hall del Centro Commerciale di Curno, in provincia di Bergamo: una storica struttura commerciale che ha deciso di investire nella ristorazione, con una variegata offerta (17 ristoranti) di buona qualità che ha visto anche l’ingresso dello chef Andrea Mainardi con la sua Bakery.

Il valore aggiunto di queste tipologie di immobili è quello di rappresentare uno dei driver più innovativi per la rigenerazione urbana e per le politiche di marketing territoriale in grado di accrescere l’attrattività delle grandi città ma anche dei piccoli centri.

Un modello di successo che può essere anche un ottimo driver per le operazioni di project financing destinate al restauro del patrimonio storico con successiva destinazione museale che potrebbero veder ripagato l’investimento dai proventi derivanti dai servizi accessori.

Si potrebbe parlare in questo caso di partnership privato-privato, uno step successivo del tanto amato/odiato partenariato pubblico-privato.