Si fa un gran parlare di asset class immobiliari “alternative” dove l’aggettivo alternativo va ad identificare delle tipologie immobiliari che non afferiscono prettamente alla macrocategoria del residenziale, del terziario o del commerciale.
Il nuovo paradigma dell’investimento immobiliare si basa sul alcune variabili che sino a poco tempo fa sembravano inimmaginabili: la società che tende sempre di più all’invecchiamento, la mobilità dei giovani e degli studenti, l’emergere anche in un paese come il nostro del processo di gestione organizzata del segmento dell’affitto.
L’iperbole è sicuramente l’asset class rappresentata dalle infrastrutture museali nella loro accezione di strutture che accolgono collezioni ed esposizioni temporanee o permanenti, tuttavia i recenti trend del mercato mettono sotto i riflettori il tema degli studentati in senso lato.
Strutture che sono rivolte ad una domanda di studenti universitari o di giovani lavoratori che hanno nel “nomadismo” uno dei driver per la crescita.
Il Secondo Osservatorio sulle forme dell’abitare collettivo, presentato la scorsa settimana da Scenari Immobiliari e da Camplus, oltre a fornire una fotografia dello stato dell’arte si è spinto ad indagare gli elementi che rendono il sistema delle nostre città attrattive.
Se è scontato l’attrattività delle città principali come Milano e Roma dove l’offerta di formazione universitaria è articolata e diffusa, l’analisi presentata si dedica anche all’attrattività
di centri che possono essere definiti, per dimensione della città e della struttura universitaria presente, “secondari”: la tradizione culturale del nostro paese è variegata e ha radici in un passato lontano, con città che sono state meta di studenti da ogni dove e che hanno accolto eccellenze di ogni tipo.
L’accezione di secondario pertanto va a definire anche delle realtà che per tradizione presentano un’offerta di formazione di qualità e quindi necessiteranno nel prossimo futuro di strutture idonee ad accogliere studenti nazionali ed internazionali.
L’analisi misura in maniera quantitativa la qualità e l’innovazione dei singoli territori e la capacità dei diversi ambiti territoriali di reagire agli stimoli esogeni.
11 differenti indicatori forniscono la fotografia di un panorama variegato. In testa a questa classifica si trova Firenze, seguita da Venezia e da Padova. Tre realtà apparentemente simili ma con caratteristiche intrinseche molto differenti.
Se il capoluogo toscano incarna da sempre l’ideale di bellezza rinascimentale, con un patrimonio storico che è permeato della cultura e dell’arte, Venezia sede tra l’altro della facoltà di lingue orientali è una città icona, bellissima e fragile come i vetri di Murano. Padova invece coniuga il modello di città universitaria legata ad un territorio con un elevato grado di industrializzazione e propensione all’internazionalizzazione.
Questa prima fotografia descrive un nuovo panorama in cui Milano, almeno per l’attrattività come sede universitaria, non rimane l’unico campione nazionale; ritorna quindi il fascino delle città secondarie in contesti che coniugano eccellenze didattiche e qualità della vita.
Questo fenomeno è figlio di una realtà dove le distanze fisiche sono annullate dalle potenzialità dei mezzi informatici che consentono di essere connessi sempre ed ovunque. Tutto ciò dà ai centri “secondari” l’opportunità di affrontare operazioni di rigenerazione urbana in grado di dare vita a ambiti di sviluppo per questa asset class.
E non ultimo, questo contesto di offerta fa emergere la necessità di una gestione professionale della locazione temporanea così differente dall’iconografia di appartamenti per studenti fuori sede quasi del tutto privi di comfort a caro prezzo che quelli della mia generazione ben ricordano.