Ieri, 27 Novembre 2019, sotto un cielo plumbeo e carico di pioggia, sono andati in scena a Milano due incontri che apparentemente avevano poco in comune, ma che invece hanno delineato un unico panorama sempre più definito.
Protagonista di entrambi gli eventi, il mercato del real estate raccontato da due diversi punti di vista: dal punto di vista congiunturale, attraverso i dati relativi a compravendite e ai relativi prezzi, e da quello degli attori attraverso la fotografia di un campione di imprese che operano nell’ambito dell’edilizia privata.
Nel corso della presentazione del suo 3° Rapporto sul Mercato Immobiliare, Nomisma ha fornito agli addetti ai lavori una rappresentazione dettagliata di quello che si muove dopo più di dieci anni di crisi che hanno minato la fiducia degli operatori, degli investitori e dei consumatori.
Dal punto di vista macroeconomico, il 2019 si è caratterizzato non solo per le tensioni del nostro scenario politico ma anche e soprattutto per le tensioni a livello internazionale, a partire dalla disputa sui dazi tra USA e Cina.
Dal punto di vista dell’andamento delle compravendite, secondo quanto emerge dall’elaborazione dei dati dell’Agenzia delle Entrate, il preconsuntivo del 2019 fa prevedere una chiusura dell’anno a quota 662 mila transazioni, con prezzi in crescita per la prima volta da dieci anni con una variazione semestrale delle quotazioni del residenziale che è tornata, seppur di poco, in territorio positivo.
Anche per quest’anno, Milano rimane il mercato di punta sia in termini di crescita dei prezzi, che coinvolge tutti i sub mercati della città, sia per il numero delle compravendite che si prevede cresceranno del 6,5% nel 2019 rispetto al 2018. Se questa è la fotografia del settore residenziale, anche il segmento corporate registra una tenuta in termini di compravendite e di quotazioni soprattutto sempre su Milano.
Milano che, come è noto, ha catalizzato anche per quest’anno una fetta importante degli investimenti nel settore del real estate. Ma quali sono le ragioni di questa forza centripeta verso il capoluogo lombardo? Evoluzione dello scenario immobiliare, voglia di competere con le altre città internazionali ma anche e soprattutto un nutrito numero di imprese che operano nel mercato locale, e che hanno affrontato con decisione la fase convulsa della crisi.
Come è stato ribadito più volte, la crisi ha cambiato il paradigma di un settore che ha dovuto guardarsi allo “specchio” e prendere coscienza del fatto che quello che era sufficiente per competere nel periodo antecedente non poteva più garantire la sopravvivenza.
Le imprese analizzate dal Professor Norsa nella sua classifica, sono accomunate da alcuni elementi che hanno permesso loro, nonostante tutto, di resistere, o in alcuni casi, registrare tassi di crescita interessanti.
Gli elementi su cui si basa questo processo di crescita sono essenzialmente questi:
- accesso al mercato dei capitali,
- managerializzazione,
- innovazione,
- internazionalizzazione.
Ma se questi sono gli elementi fondanti, il processo di sviluppo non può prescindere da un profondo cambiamento culturale che spinge verso la realizzazione di un vero e proprio processo di industrializzazione del settore del real estate.
Questo processo può essere sintetizzato in un questo passaggio di “Kafka sulla spiaggia” di Haruki Murakami: “Quando la tempesta sarà finita, probabilmente non saprai neanche tu come hai fatto ad attraversarla e a uscirne vivo. Anzi, non sarai neanche sicuro se sia finita per davvero. Ma su un punto non c’è dubbio… Ed è che tu, uscito da quel vento, non sarai lo stesso che vi è entrato”