real estate

by Valentina Piuma. Blogger, Economia, Centro Studi.

L’accelerazione che l’avvento della tecnologia impone sul settore del real estate e delle costruzioni fa sì che una realtà per sua natura immobile nel tempo e nelle destinazioni funzionali vada via via assumendo la fisionomia di una creatura mutevole in funzione della natura degli utilizzatori finali e del contesto in cui si inseriscono.

E’ proprio in questi contesti che l’attenzione mediatica e degli investitori istituzionali trova il proprio centro di gravità, come testimoniano le notizie che la stampa specializzata diffonde periodicamente. Si può disquisire se la quota di investimenti alla fine di quest’anno solare sarà pari a nove o undici miliardi di euro, ma qualunque sarà ciò che risulterà è che ci si trova di fronte a cifre assolutamente “stratosferiche” per un mercato che sta vivendo una notorietà quasi impensabile solo pochi anni fa.

Inoltre, a fronte dei profondi mutamenti demografici e sociali e delle trasformazioni che vanno ad impattare sulla scena economico-finanziaria di molti paesi, è necessario ripensare il modello di città.

L’idea di città-singola, che spesso si trova a “competere” con il contesto urbano confinante, è quanto meno anacronistico. Da tempo, infatti, una delle frasi più ricorrenti nei consessi a sfondo urbanistico e immobiliare è che la competizione non si gioca più a livello di nazione, bensì si delinea a livello di singole realtà urbane, in un contesto globale.

Ma se la valenza di città metropolitana ha senso per realtà come Parigi o Londra, nel contesto italiano ha decisamente più senso di parlare di realtà urbane interconnesse tra loro che vanno a delineare un network di sistemi che dialogano e collaborano per diventare centri attrattivi.

Un paese competitivo lo deve essere anche sotto l’aspetto della sicurezza e del benessere di cui riesce a far beneficiare i propri cittadini, di qualsiasi fascia di età e in qualsiasi contesto. E’ innegabile che le previsioni demografiche portano a prefigurare un futuro con molti più anziani rispetto al passato, ma è anche vero che buona parte di questo campioni di cittadini rappresenterà una gamma di consumatori con esigenze ben determinate e soprattutto con desiderata differenti da quelli che solitamente vengono attribuiti da una fascia di popolazione agée.

Chi come chi scrive è nato a cavallo tra gli anni ’70 e gli anni ’80 ricorderà che una delle pellicole di successo di botteghino è stato “Cocoon” (1985), dove tre vecchietti di una casa di riposo della Florida, facendo il bagno nella piscina di un vicino, ritrovano l’energia della giovinezza ormai dimenticata, perché senza saperlo, sono entrati in contatto con alcuni bozzoli di origine aliena. Ad oggi senza scomodare gli alieni è sempre più nutrita la schiera di anziani che pensano ad una rinnovata giovinezza non solo nell’esteriorità degli abiti o delle acconciature ma anche e soprattutto nelle attività che svolgono dallo sport, ai viaggi passando per la cultura.

Se questo è vero per questa fascia di consumatori, altrettanto variegato rispetto al passato può essere il cluster di potenziali clienti rappresentati dagli studenti fuori sede o young professional alla ricerca di un modello di residenza meno legata al tradizionale processo di acquisto e più assimilabile al “consumo” del bene casa e dei servizi ad essa collegati secondo una logica di “all inclusive”.

Affinché tutti questi fenomeni possano diventare realtà, è necessario che tutti gli attori della filiera lavorino per fluidificare i processi decisionali e produttivi eliminando eventuali sacche di inefficienza. Se è vero che le pubbliche amministrazioni devono necessariamente interpretare il proprio ruolo con rinnovata vitalità e spirito di collaborazione, il sistema delle imprese deve necessariamente strutturarsi per essere in grado di fornire alla committenza, indifferentemente pubblica o privata, il prodotto richiesto con standard qualitativi e servizi idonei alla specifica funzione.