In alcuni articoli comparsi negli scorsi mesi ho delineato come le strutture museali stanno vivendo nel nostro paese un momento di attenzione da parte degli operatori, se non ancora degli investitori portando l’attenzione di progettisti, fondazioni e pubbliche amministrazioni sulla loro riqualificazione e rivitalizzazione.
In considerazione della crescita della cultura e del ruolo che le strutture museali come driver per lo sviluppo delle città (in origine fu il Guggenheim Museum a Bilbao) nonché dell’importanza che l’industria culturale va a rivestire nell’economia nazionale, il real estate museale potrebbe essere considerata come un’alternative asset class di investimento.
Uno degli elementi che hanno caratterizzato il nuovo trend dell’immobiliare è stato la sempre maggiore integrazione tra il comparto e la componente di servizi andando ad arricchire gli immobili di valore aggiunto.
In aggiunta a tutto ciò, una delle componenti che più di altre stanno valorizzando le diverse asset class immobiliari è il contributo che l’innovazione può fornire in termini di strumentazione a supporto della gestione dell’immobile.
Recenti bandi per la fornitura di servizi prevedono la necessità delle strutture museali di essere dotate di sensori per la protezione dei beni custoditi all’interno e meccanismi per il controllo degli accessi per evitare eventuali comportamenti non consoni alla fruizione dell’immobile museale.
Inoltre, la presenza di opere d’arte necessita di un controllo preciso della temperatura e dell’umidità per evitare che delle errate condizioni climatiche mettano a repentaglio la conservazione delle opere. Se queste tecnologie fanno già parte del capitolato per la realizzazione di un nuovo museo, non possono essere omesse nel caso di riqualificazione e rigenerazione di strutture museali esistenti.
Non di meno, l’innovazione e la tecnologia possono essere di supporto alla fruizione dell’esperienza della visita nelle strutture sia grazie a strumentazioni di realtà aumentata che consentono l’immersione nella mostra e nelle sue peculiarità sia di applicazioni mobile per fornire ai visitatori informazioni che permettano loro di approfondire le opere con cui si trovano in contatto.
Il valore aggiunto di queste tipologie di immobili è quella di poter rappresentare uno dei driver più innovativi per la rigenerazione urbana e per le politiche di marketing territoriale in grado di accrescere l’attrattività delle grandi città ma anche dei piccoli centri.
Inoltre, è possibile ipotizzare un’offerta turistica a 360 gradi con la “collaborazione” tra i differenti enti museali presenti sul territorio, le strutture ricettive e la pubblica amministrazione
quali erogatori, ad esempio, di servizi di trasporto. Un modello di successo può essere anche un ottimo driver per le operazioni di project financing destinate al restauro del patrimonio storico con successiva destinazione museale che potrebbero veder ripagato l’investimento dai proventi derivanti dai servizi accessori.
Se questa tipologia di strutture ha raggiunto buone performance e track record di successo in molte nazioni, questo può essere ancora più vero per un paese come il nostro dove l’arte è diffusa in tutto il territorio, dalle grandi città ai piccoli centri.