Tra una settimana, l’appuntamento con le urne non coinvolgerà solo i candidati per le europee, ma anche tante piccole o grandi realtà comunali che si troveranno a decidere che li governerà per i prossimi i cinque anni.
Alcune città hanno vissuto in questi anni periodi di grande sviluppo e altre si sono ritrovate con un progressivo spopolamento e una caduta irrefrenabile dei propri valori immobiliari. Se questo è vero per i centri più importanti è ancora più vero per quella miriade di piccoli centri che si trovano a vivere con una costante minaccia di abbandono. Lo scenario non sembra molto cambiato dagli anni del boom economico quando le campagne del nord e i centri del sud venivano progressivamente abbandonati a favore delle grandi città industriali. Quello che è cambiato è forse una maggiore consapevolezza da parte di molti amministratori che ogni paese, piccola o media città ha delle potenzialità che possono essere d’appeal per un gruppo più o meno ampio di soggetti che decidono di lavorare su un patrimonio che altrimenti rischia l’oblio e l’abbandono. Alcuni centri hanno fatto notizia promuovendo azioni di promozione immobiliare a prezzi stracciati come ratio estrema per evitare che quelle realtà locali diventino paesi fantasmi come certe frazioni abbandonate nelle tante campagne del nostro paese.
Il paese da cui sono partita tanti anni fa e dove torno sempre con tanto amore, non è poi così diverso nei muri da come l’ho visto da bambina: la piazza è sempre la solita, il sagrato della chiesa è quello dove tutti noi abbiamo immortalato momenti di felicità infantile, delle feste patronali che con molta fatica qualcuno cerca di recuperare e di portare agli antichi splendori, ma ricordo anche una vitalità che adesso faccio fatica a ritrovare.
Ho avuto la fortuna di girare almeno una parte di mondo sia città più grandi che centri più piccoli, e ciò mi ha fatto rendere conto che “il mondo […] è fatto di tanti piccoli paesi” che si assomigliano.
Quello che è vero è che il territorio nasconde una serie infinita di potenzialità che potrebbero essere riscoperte e interpretate: il potenziale di patrimonio architettonico storico e culturale può essere un dei driver per far emergere tante bellissime realtà che altrimenti rimarranno coperte dell’edera. E’ anche vero che il gap infrastrutturale che inesorabilmente rende difficile certe forme di pendolarismo tipiche di alcune regioni meglio strutturate, come ad esempio la Lombardia o l’Emilia Romagna, impongono di ripensare a diverse forme di sviluppo e di valorizzazione del territorio, che se la valorizzazione del territorio può sembrare un’attività relativamente semplice per centri di maggiore entità o per località di villeggiatura, per altre realtà diventa più arduo ma sicuramente non meno stimolante.
L’evoluzione sempre più rapida dei sistemi di comunicazione e della tecnologia rendono più vicini mondi apparentemente molto lontani e gli strumenti come ad esempio i fondi strutturali dedicati alla valorizzazione del territorio possono essere uno strumento efficace per la promozione, ma la vera ricetta sta nell’andare ad esplorare tutte quelle potenzialità nascoste e trascurate che altrimenti rimarrebbero coperte dall’edera, prendendo spunto dal proliferare di iniziative legate al territorio e alle sue ricchezze. Un programma politico che voglia essere in grado di parlare ai propri elettori non può, quindi, fare a meno di mettere al centro del proprio percorso il territorio letto a tutto tondo che porta ad una progressiva valorizzazione del patrimonio immobiliare che altrimenti perde sempre più valore.
Come scritto in uno dei primi articoli del blog, esistono nel nostro “bel paese” delle aree che hanno sperimentato una versione micro di internazionalizzazione e di attrazione degli investimenti: se il Settecento si è caratterizzato per avere nel nostro paese la meta di molti viaggi del Grand Tour che, i giovani benestanti europei affrontavano per arricchire il loro bagaglio culturale, dall’inizio degli anni novanta del secolo scorso alcune zone italiane sono state oggetto dell’interesse di stranieri che hanno scelto l’Italia come location per una seconda casa o per uno sliding doors della propria vita.
E’ mia modesta e personalissima opinione che proprio da questi fenomeni spontanei è necessario prendere spunto per ripartire e cercare di ridare un nuovo volto a luoghi che sembrano cristallizzati nel tempo. A tutti i candidati i migliori auguri per la sfida che sia sempre all’insegna del bene collettivo, nel rispetto di quel concetto tipicamente anglosassone di civil servant, ovvero di colui che pone la sua competenza professionale e il suo senso civico al servizio della collettività.