Monza, città all’insegna dell’understatement tipico della Brianza operosa, sceglie di affrontare la sfida coraggiosa della riqualificazione del proprio patrimonio immobiliare chiamando una delle migliori firme dell’architettura nazionale ed internazionale: Michele De Lucchi, l’architetto della luce, una delle firme più eclettiche nel panorama dell’architettura italiana a cui si deve il
restyling della Triennale di Milano.
Il progetto dell’architetto De Lucchi di dare una nuova vita all’area dove una volta si trovava il famoso cinema Maestoso, consta nella realizzazione di un polo commerciale e terziario caratterizzato dall’apertura di un supermercato di 2.200 metri quadri al pianterreno e, a quello superiore, dalla creazione di una corte del cibo affiancata da un polo di medicina preventiva che occuperà 1.200 metri quadri. Verrà inoltre realizzata una piazza con zone verdi e un posteggio interrato di due piani di cui una parte sarà aperta al pubblico.
L’ipermercato, che rappresenta il punto centrale del progetto, sarà l’unico edificio commerciale in Lombardia ad avere la certificazione Leed Gold che garantisce la sostenibilità di tutti i materiali, dalla provenienza alla installazione fino alla gestione. Il complesso una volta inaugurato potrebbe creare 350 posti di lavoro.
Un’altra sfida che la pubblica amministrazione locale, di concerto con la Regione Lombardia, ha lanciato è quella del concorso internazionale di progettazione per la riqualificazione del complesso del parco di Monza. Recentemente è stato reso noto che la Regione Lombardia ha stanziato 55 milioni di euro per il progetto e per fare ciò ha dato mandato ad Infrastrutture Lombarde di bandire un concorso internazionale per affidare l’incarico di presentare un masterplan che definisca il progetto di riqualificazione del sito, i soggetti coinvolti e anche le modalità di finanziamento di un’operazione che ha di per sé un grande impatto economico.
Tra le opere che prenderanno vita nell’idea della Regione Lombardia e del Comune di Monza, quella di riqualificare alcune delle strutture all’interno del parco che necessitano di investimenti strutturali e di dare una diversa destinazione d’uso ad alcune di queste che altrimenti rischiano l’oblio.
Alcuni lavori di restauro conservativo sono già stati avviati, come ad esempio il Mulino del Cantone o il Tempietto del Giardino. Inoltre, bisogna prendere atto che una città che vede crescere, anche grazie ad eventi rilevanti come l’annuale appuntamento settembrino con la velocità e la stretta e a volte ingombrante vicinanza con Milano, il numero dei turisti sempre più attratti dalla capitale della Brianza, non ha fino ad ora risposto in modo adeguato dal punto di vista delle strutture ricettive. La villa Mirabellino, “dépendance” di Villa Mirabello potrebbe trovare una nuova vita come hotel.
La struttura disegnata da Giò Ponti per la sede Rai all’interno dell’Autodromo importante esempio di architettura ormai abbandonata potrebbe essere destinata ad attività museali relative al tempio della velocità, oppure ad un centro studi e divulgazione in ambito spaziale come ha ipotizzato il consigliere regionale Fabrizio Sala.
Inoltre, nell’ottica di recupero e conservazione dell’imponente complesso del Parco e della Villa Reale, il progetto prevede che dei 55 milioni stanziati una parte siano destinati alla messa in sicurezza e al censimento degli alberi dei giardini reali, il rifacimento del muro di cinta e il completamento del restauro dell’ala nord della Villa Reale dopo l’opera conservativa di Italiana Costruzioni sotto la direzione artistica di Alfonso Femia.
La ricetta per il successo dell’operazione nel suo complesso è basata su alcuni elementi fondamentali: il desiderio della pubblica amministrazione brianzola di dare nuovo slancio alla propria capitale e terza città della Lombardia, di non incorrere nel rischio di essere fagocitata da Milano e il ruolo della gestione delle strutture che verranno realizzate sulla base di un dialogo costante e costruttivo tra parte privata e controparte pubblica.
Inoltre, è indubbiamente positivo trovare nell’amministrazione una propensione a sostenere i processi di riqualificazione della città, ma il tutto dovrà essere accompagnato da un’importante operazione di marketing territoriale che coinvolga tutti gli stakeholders del territorio, siano essi pubblici che privati, per cavalcare l’onda del ritorno economico che l’industria della cultura produce per i territori che la “ospitano”.
Il rapporto di Monza con le grandi firme dell’architettura ha radici lontane: alla metà del XIV secolo Matteo da Campione – architetto e scultore del gotico italiano, appartenente al gruppo dei Maestri Campionesi – venne incaricato dai Visconti di Milano della trasformazione del Duomo di Monza dove svolse il doppio ruolo di architetto e scultore dando forma e vita alla facciata, al battistero e al pulpito.
Nel 1777, fu la volta del governatore della Lombardia – il principe austriaco Ferdinando – che scelse l’architetto Piermarini per realizzare la propria residenza di campagna, rispondendo in modo eccellente alla richiesta della committenza di una dimora realizzata in modestia, funzionalità e per i “comodi” necessari.