La superba giace accasciata come una leonessa ferita. Da poco più di un mese le immagini scioccanti del ponte Morandi a Genova, crollato con il carico di vite spezzate il 14 agosto, vengono riproposte da giornali e telegiornali.
Quelle immagini sono così forti e “violente” per le drammatiche conseguenze del crollo, non solo per chi ha perso la vita e per i loro famigliari, per gli abitanti delle case così pericolosamente vicine a quell’animale di calcestruzzo e acciaio malato e ferito e per le aziende che si sono trovate a dover fermare la propria attività ma anche per una città che più di una volta si è dovuta rialzare dalle devastazioni che la natura e l’errore umano l’hanno costretta ad affrontare.
Una città che ha pagato negli anni un prezzo altissimo sia per un calo demografico consistente che per un mercato immobiliare che è uscito dalla crisi con una drastica riduzione delle quotazioni e una domanda asfittica.
Spesso si è parlato, per il nostro paese, di gap infrastrutturale, ma il divario non si misura solo in termini quantitativi, ma anche e soprattutto in termini di obsolescenza e di stato anutentivo. Il gap si misura quindi nella disponibilità di infrastrutture in grado di supportare adeguatamente i cambiamenti che il sistema economico che gravita nel suo contesto: il ponte Morandi, con ogni probabilità ha sùbito il cambiamento dovuto al traffico pesante che è andato via via crescendo nel corso d egli anni.
Quello che attende Genova in questi prossimi mesi è sostenere la strenua resistenza del sistema economico esistente e mettere in atto politiche attive per non subire una moria delle attività economiche che ricadono nell’area interessata dal crollo.
In questo impegnativo processo di rinascita dalle macerie, non solo materiali che il crollo del ponte ha lasciato, i protagonisti saranno il governo centrale e l’amministrazione locale (comune e regione).
Il governo centrale deve considerare la città nella sua complessità, cercando di portare all’attenzione dell’amministrazione e della società civile delle soluzioni in grado di supportare la realtà cittadina. Il tutto senza lasciare che le polemiche allunghino ancora di più i tempi di una ricostruzione già lunga di per sé, anche in considerazione delle opere necessarie per la rimozione delle macerie del vecchio ponte e la realizzazione di una nuova infrastruttura in grado, grazie anche all’evoluzione dei sistemi di costruzione e dell’innovazione nel campo dei materiali, di rispondere adeguatamente ai nuovi flussi di traffico.
L’amministrazione locale dovrà mettere in campo tutta una serie di attività per sostenere le imprese esistenti, soprattutto quelle colpite dal crollo, ed intensificare l’azione di promozione del sistema economico. Inoltre, dovrà rafforzare di concerto con gli stakeholder privati l’attività di marketing territoriale che ha preso avvio nei mesi scorsi.
Nella ricostruzione del ponte, un ruolo centrale sarà giocato anche dall’innovazione e all’evoluzione degli strumenti di progettazione.
(Original picture by Bbruno, CC BY-SA 3.0)