real estate

by Valentina Piuma. Blogger, Economia, Centro Studi.

Per gli appassionati di Formula 1, il weekend che si avvicina è uno degli appuntamenti centrali del circus dei motori: il Gran Premio d’Italia a Monza in quello che è meglio conosciuto al grande pubblico come il “tempio della velocità”.

Il lungo weekend, che trasforma la fisonomia di Monza nelle tiepide giornate di inizio settembre e che ha l’avvio con la conferenza stampa di inizio settimana, porta sulla città un effetto di rinascita e di risveglio dalla quiete della vita di provincia.

Gli eventi collegati al Gran Premio, meglio noti come il fuori GP, stravolgono la fisionomia del centro della cittadina lombarda a partire dal giovedì. Ma se l’autodromo di Monza è da sempre riconosciuto come il tempio della velocità, perché sembra che la città si ricordi di un evento che catalizzerà un notevole flusso di visitatori, solo sette giorni in un anno?

Ci sono altre città che ospitano le tappe del mondiale che cavalcano l’onda di marketing territoriale grazie anche alle competizioni di Formula1.

Con ogni probabilità molti dei tifosi che gravitano su uno dei più begli esempi di infrastruttura sportiva votata alla velocità, ignorano o sottovalutano il fatto che lo stesso si trovi in uno dei parchi recintati più grandi d’Europa, che custodisce al suo interno un significativo esempio di architettura del Settecento scelto dall’imperatrice Maria Teresa d’Austria come residenza per il figlio destinato al governo del Lombardo Veneto: una casa di campagna realizzata a partire dal 1777 dall’architetto Piermarini che rispondeva in modo eccellente alla richiesta della committenza.

Quest’anno alcune iniziative collaterali al Gran premio hanno coinvolto anche Milano, con l’obiettivo di replicare l’effetto che l’EXPO ha avuto sui flussi di turismo, trasformando il capoluogo lombardo in una meta turistica in Italia.

Gli eventi che si svolgono in questi giorni nel centro di Milano distolgono l’attenzione da Monza, fagocitando di fatto la terza città della Lombardia che sembra pagare il prezzo di una stretta vicinanza con la capitale degli investimenti stranieri.

Monza non è Milano, ma ospita un patrimonio in termini di bellezze del territorio e di architettura, che potrebbe essere valorizzato e che invece viene relegato a ruolo di comprimario o, utilizzano la terminologia motoristica, di seconda guida senza che i flussi di turismo neanche la sfiorino.

“Sfortunatamente” la felice condizione dei nostri territori ricchi di bellezza, fa sì che nel corso degli anni gli amministratori e la società civile non si siano “accorti” di quale giacimento di ricchezza e di popolarità ci si ritrovava sotto i piedi.

Ma se lo sport è anche cultura, l’autodromo di Monza rappresenta un pezzo importante della storia, la città che quest’anno ospita per l’ottantatreesima volta il Gran Premio d’Italia oltre alle altre manifestazioni motoristiche che hanno luogo nel corso dell’anno, dovrebbe progettare il proprio brand territoriale partendo proprio da qui.

Altre realtà hanno fatto degli eventi di carattere culturale, sportivo o enogastronomico un efficace strumento per far conoscere il proprio territorio anche all’estero.

Monza e la Brianza hanno tutte le carte in regola per partire in pole position in questa sfida per il titolo mondiale di “città regina delle quattroruote”.

E adesso attendiamo con ansia il rombo dei motori.