real estate

by Valentina Piuma. Blogger, Economia, Centro Studi.

Il tema del Piano del Governo del Territorio che disegnerà la città di Milano nei prossimi anni è stato oggetto di un interessante appuntamento di formazione dei RICS che si è svolto due settimane orsono nella prestigiosa sede di Gianni Origoni Grippo Capelli & Partners, in Piazza Belgioioso.  Rispettando lo stile che contraddistingue gli eventi di approfondimento promossi dai RICS, il confronto sul tema del piano strategico di Milano si è concentrato sui cinque obiettivi che l’amministrazione si è posta per la pianificazione dei promossi anni.

Quello che ne emerge è un programma di sviluppo che ha come centro nevralgico i cittadini e i city users che ogni giorno affollano il capoluogo lombardo.

La prima domanda a cui è necessario rispondere è: come sarà Milano tra una dozzina di anni?

La prima risposta che viene in mente é che sarà sicuramente diversa da quella di oggi, così come la Milano del terzo millennio non è più la Milano da bere degli anni ’80.

Ma se è vero che le città hanno sviluppato soprattutto in questi anni una capacità evolutiva impensabile, è anche necessario che il piano di sviluppo della città sia in grado di adattarsi con facilità alle evoluzioni della società.

Un elemento caratterizzante il piano strategico di Milano è la sua capacità di accogliere e includere nella propria struttura sociale coloro che vogliono “vivere” a 360 gradi la propria porzione della città.

Accoglienza che, nel piano del comune, parte proprio dalle stazioni capolinea della metropolitana e delle stazioni ferroviarie che rappresenteranno nella Milano del 2030 non solo delle strutture a supporto delle infrastrutture di trasporto ma dei veri e propri luoghi di incontro e di scambio.

Nella stessa direzione va la volontà dell’amministrazione comunale di rivitalizzare le periferie: lontane dall’immaginario collettivo di città dormitorio, ma ognuna con una propria specificità legata allo sviluppo di attività economiche innovative, sostenute anche dal mondo universitario e della ricerca.

Ma una città che tradizionalmente accoglie da sempre giovani da altre regioni che decidono di trasferirsi per studiare e che poi scelgono di rimanere, necessita di un sistema di housing “affordable” anche in termini di flessibilità dei contratti di locazione, soprattutto nel contesto di mobilità del mondo del lavoro di oggi così lontano dall’idea del posto fisso.

Una città sostenibile non può dimenticare il verde ed è proprio in questa direzione che si inseriscono le indicazioni del Comune in termini di sviluppo dei parchi urbani e di consumo zero di nuovo suolo, promuovendo la riqualificazione degli edifici esistenti, soprattutto in ottica di risparmio energetico.

Un altro elemento centrale per lo sviluppo delle città è il recupero dello spazio pubblico da restituire alla collettività, elemento che ha rappresentato in questi anni un leitmotiv dei grandi progetti di riqualificazione e di rigenerazione che hanno “ridisegnato” la città.

Da non sottovalutare la scelta da parte dell’amministrazione comunale di Milano di  semplificare tutto l’appartato burocratico a supporto delle operazioni di trasformazione urbanistiche per consentire un approccio più semplificato sia agli operatori, soprattutto se stranieri e non avvezzi ad un sistema a volte eccessivamente barocco, sia ai cittadini che devono essere parte integrante del processo di sviluppo della città.

Come sottolineato in altre occasioni, per lo sviluppo della città è fondamentale il ruolo che rivestono i nuovi strumenti urbanistici, lontani dalle logiche di breve periodo dei piani regolatori di un tempo. Gli stessi, infatti, devono essere interpretati come lo strumento per stimolare la crescita e la trasformazione dei centri urbani di qualsiasi dimensione.