Uno di mesi più belli secondo molti, in cui i fiori risplendono di mille sfumature, l’aria profuma di tiglio e le giornate si allungano. Sarà sotto questo cielo che il 25 maggio verrà riaperta la Villa Borromeo d’Adda di Arcore.
Abbarbicata sulla collina e immersa nel secondo parco per ampiezza dopo il parco della villa reale di Monza, la villa di delizia di Arcore fondata dalla famiglia milanese D’Adda, si tratta, in realtà, di un complesso formato da due ville, una risalente a metà seicento e l’altra (la Montagnola) fondata dall’Abate Ferdinando D’Adda tra il 1750 e il 1760.
A partire dal 2015, la villa è stata oggetto di un’operazione di restauro conservativo da parte di Italiana Costruzioni S.p.a., già protagonista del recupero della villa reale di Monza.
L’iniziativa che si configura nella fattispecie come un’operazione di partenariato pubblico privato e nello specifico un leasing in costruendo, si concluderà in anticipo rispetto ai tempi previsti (ottobre 2018) e con soddisfazione della controparte pubblica come manifestato ieri in occasione della conferenza stampa dedicata proprio al termine dei lavori di riqualificazione e la riconsegna della villa alla cittadinanza.
Un’operazione non semplice come tutte le operazioni di recupero e di restauro, anche perché da sempre suscettibile della tematica del dopo. Infatti, una delle domande più frequenti che viene posta ad amministratori che si pongono come promotori di progetti così impegnativi ma così carichi di significato è quella relativa alla destinazione d’uso al termine dei lavori.
Come ha specificato il sindaco della cittadina brianzola – Rosalba Colombo – le funzioni a cui sarà destinata la villa a partire dal mese di giugno 2018 rientrano nell’alveo delle attività legate alla promozione di un territorio che seppur bello è celato in una sorta di pudore e di vergogna della propria intensità. Nei progetti dell’amministrazione è prevista la creazione di una struttura di gestione che consenta di trarre anche benefici economici dall’utilizzo della villa stessa. In primis, alcuni spazi saranno destinati all’utilizzo da parte delle aziende del territorio come location per eventi, mentre una porzione della stessa villa potrebbe essere adibita a sede del Parco valle Lambro, competente per il parco circostante Villa Borromeo d’Adda.
L’amministrazione si sta confrontando anche con la regione Lombardia che da tempo spinge per una valorizzazione in ottica turistica del territorio per sviluppare un sistema turistico culturale che possa riportare a nuova vita pezzi interessanti di patrimonio che altrimenti restano gioielli dimenticati.
Molto interessanti i numeri relativi al cantiere: 540 giorni per la consegna alla comunità dell’opera e un sistema di imprese artigiane del territorio (una quarantina) che hanno contribuito con la loro maestria, all’opera di restauro.
La nicchia di mercato del restauro e della conservazione del patrimonio storico-culturale rappresenta, infatti, un’eccellenza per il settore italiano delle costruzioni che viene molto apprezzato all’estero e che può inoltre essere uno degli ambiti di attività dove applicare al meglio i metodi innovativi, quali il Building Information Modeling, che si stanno velocemente diffondendo nell’ambito dell’ambiente costruito.
Ma alla base del successo di questo progetto c’è il dialogo che si è instaurato tra tutti gli attori di questa operazione e il punto di vista comune nella valorizzazione della villa.
Questa è l’ennesima dimostrazione che la cultura può essere un asset strategico per un sistema economico che si sta profondamente modificando.
Se Villa Borromeo d’Adda ricorda una gran dama di fino ottocento, quale migliore location per ospitare una mostra dedicata alla figura femminile nella pittura dell’Ottocento e del primo Novecento?