real estate

by Valentina Piuma. Blogger, Economia, Centro Studi.

Lo strumento di politica industriale presentato nelle settimane scorse a Riyad in occasione di un forum con gli investitori e gli imprenditori stranieri interessati ad operare in Arabia Saudita si chiama “Vision 2030” ed ha alla base un’idea centrale: la costruzione di una nuova città in un affascinante parte di deserto affacciato sul Mar Rosso.

Ideatore di questo rivoluzionario piano, che non ha nel petrolio il suo centro, è il principe saudita Mohammed Bin Salman che con l’obiettivo di diversificare un’economia basata esclusivamente sull’oro nero, ha deciso di puntare sulla realizzazione di una nuova città che godrà di particolari benefici in termini di politica fiscale e di legislazione sul lavoro, e di un sistema giudiziario moderno.

La città che si chiamerà Neom sorgerà su di un’area che comprende tre paesi: Arabia Saudita, Egitto e Giordania. Grazie ad un ponte che attraverserà il Mar Rosso sarà collegata all’Egitto, e si estenderà su di una superficie di 26.500 km quadrati. Neom ambisce ad ospitare attività in settore atipici per un paese come l’Arabia Saudita come ad esempio le energie sostenibili, l’intrattenimento, la filiera alimentare, con l’obiettivo di dare un futuro ai giovani sauditi di cui la metà sotto i 25 anni e in parte disoccupati.

Secondo le dichiarazioni del principe Salman, i pilastri su cui si fonderà la nuova città saranno i seguenti: moderna architettura, rigogliosi spazi verdi, qualità della vita e sicurezza con l’obiettivo di attrarre non solo società arabe ma anche grandi società internazionali grazie ad una posizione che le permetterà di,diventare un hub di respiro intercontinentale.

Il nome scelto deriva dal connubio tra il termine latino neo – nuovo e l’arabo mostaqbal che significa futuro e fa da cornice ad un progetto ambizioso anche dal punto di vista finanziario: 500 miliardi di $, in parte finanziato grazie alla quotazione della Saudi Aramco e in parte grazie all’intervento di investitori stranieri.

Infatti, contrariamente a quanto successo fino ad ora, per il progetto si ipotizza l’utilizzo di forme di finanza strutturata, come ad esempio il Private Public Partnership, dove la parte di equity corrisponderà a circa il 20-30% del valore del progetto.

Molta attenzione verrà data al tema della sostenibilità, inserendosi nell’universo delle smart cities che stanno evolvendo in tutto il mondo: per dare vita a questo progetto, il principe Salman ha chiamato un manager di grande rilievo, ovvero l’ex CEO di Siemens – Klaus Kleinfeld.

Un progetto ambizioso che vede nella realizzazione di una nuova città, uno strumento di rinnovamento e di riscatto soprattutto in un momento in cui il mondo islamico è al centro dell’attenzione pubblica per lo spettro dell’estremismo religioso e dei suoi delittuosi esiti.

Tradizionale destinazione di molte nostre imprese del settore delle costruzioni e delle infrastrutture, l’ambizioso progetto del principe può rappresentare un’interessante opportunità per un numero considerevole di imprese del settore.

Infatti, sebbene alcuni dei nostri colossi nazionali sono già impegnati nella realizzazione di importanti infrastrutture, nella realizzazione di una città dal nulla molte imprese, magari in cordata, potrebbero trovare la risposta ad un mercato stagnante come quello nazionale, e soprattutto se il sistema paese Italia si presenterà come un unicum, potrà essere in grado di essere attrattivo per i futuri committenti.

Forse, il principe Salman ha avrà avuto modo di leggere il libro di Lewis Mumford “La città nella storia” ove il famoso urbanista sosteneva che “la funzione principale di una città è di trasformare il potere in strutture, l’energia in cultura, elementi morti in simboli viventi di arte, e la riproduzione biologica in creatività sociale.”