real estate

by Valentina Piuma. Blogger, Economia, Centro Studi.

Lo scorso 26 ottobre, ha avuto luogo nella cornice della Fondazione Catella il COIMA REAL ESTATE Forum giunto ormai alla sesta edizione.

Come da tradizione, l’incontro è stato un momento fondamentale di dialogo e confronto per gli operatori nazionali ed internazionali del settore immobiliare.

Il momento che vive il nostro paese, e soprattutto la città di Milano, fa sì che gli investitori stranieri fino a qualche anno fa lontani anni luce dal mercato italiano guardino con rinnovato interesse al patrimonio immobiliare della nostra penisola.

Un mercato immobiliare ed un’economia che, dopo lo scossone della crisi del 2008, sembra nuovamente fare riferimento ai fondamentali.

Brevemente alcuni elementi di analisi emersi nel corso dell’incontro:

  • 7,1 miliardi di euro investiti nel settore immobiliare italiano nei primi 9 mesi del 2017;
  • +31% rispetto al valore dell’anno precedente;
  • costante crescita del PIL, anche se lenta;
  • futuro politico ancora incerto;
  • rendimenti immobiliari medi a Milano in linea con quelli delle altre metropoli europee.

Ma cosa cercano gli investitori istituzionali in un mercato come quello italiano che esce solo adesso dalla più lunga crisi che il settore abbia mai vissuto?

Gli investitori stranieri hanno, innanzitutto, canalizzato i propri capitali su Milano e sulla Lombardia riconosciute come aree overperfomanti la media nazionale, sui prodotti di qualità e
asset class alternative in grado di far prospettare rendimenti interessanti.

Infatti, gli investitori stranieri che si sono confrontati nella tavola rotonda hanno evidenziato come alcuni settori risultino più interessanti di altri agli occhi degli operatori: student e senior housing, logistica, spazi per il co-working e budget hotel.

Aree di attività che per il nostro paese in buona parte risultano nuove perché lontane dal settore immobiliare “tipico” che per anni ha visto una polarizzazione tra residenziale e uffici.

Nuovi segmenti di mercato che trovano il loro fondamento nel cambiamento del lavoro e dello stile di vita, negli andamenti demografici e nella flessibilità tra vita privata e lavoro.

Ma quale tipologia di industria immobiliare è in grado di dare vita a questo mercato?

Un settore fortemente innovativo dove la tecnologia si coniuga con il saper fare tradizionale delle maestranze e l’ispirazione dei nostri architetti. Per dare vita a un comparto produttivo così rinnovato, è necessario che il nostro sistema imprenditoriale superi il paradigma ormai obsoleto del “piccolo è bello”: quello che viene più volte evidenziato dagli investitori stranieri è, infatti, che il numero delle società strutturate e managerializzate nel settore immobiliare è troppo esiguo. Nanismo di un sistema che si riflette anche nello scarso numero di società del comparto quotate sul mercato azionario.

A cambiare le carte in tavola, potrebbero fare il loro ingresso i Piani Individuali di risparmio (PIR) introdotti dall’ultima legge di bilancio, creati come forma di investimento a medio termine, capace di veicolare i risparmi verso le imprese italiane, e in particolare verso le piccole e medie imprese – includendo anche il settore immobiliare (nel Ddl Bilancio 2018 all’esame del Senato il 31 ottobre) in prima istanza escluso dai segmenti industriali target. Secondo gli operatori, infatti, i PIR potrebbero essere un veicolo per favorire investimenti professionali nel settore andando ad arricchire la platea degli investitori istituzionali.

Ancora una volta, anche in questo incontro, è emerso come la competizione delle nazioni si gioca sempre di più sulle città.

A questo scenario che volge al roseo, come il tramonto di domenica su tutta la Lombardia, un grande supporto verrà anche dall’importante lavoro che le istituzioni, sia comunali che regionali, stanno facendo per promuovere Milano come location d’attrazione di livello internazionale. In particolare, l’assessore all’urbanistica Pierfrancesco Maran, intervenuto al forum, ha sottolineato come a Milano stiano nascendo nuovi quartieri che hanno fornito alla città una nuova vitalità e come sia all’ordine del giorno dell’agenda dell’amministrazione comunale il tema della rigenerazione delle periferie, con particolare attenzione a nuovi spazi produttivi che per loro natura non si identificano più con i capannoni che hanno caratterizzato il territorio circostante Milano per circa un secolo.