real estate

by Valentina Piuma. Blogger, Economia, Centro Studi.

Qualche giorno fa, come da tradizione, è stato presentato alla Farnesina il Rapporto ANCE sulla presenza delle imprese italiane nel panorama mondiale.

Il campione delle imprese che partecipano alla rilevazione è costituito da 43 aziende di dimensioni differenti. Il primo dato che salta all’occhio è l’evoluzione del fatturato generato all’estero dalle aziende italiane: + 17,8% il valore più alto negli ultimi 10 anni. Il trend di crescita non è una sorpresa, ma una conferma di un andamento positivo in atto dal 2004, anno in cui il fatturato estero aveva raggiunto quota 3 miliardi mentre nel 2016 ha raggiunto la soglia dei 14 miliardi.

Quello che emerge è che ormai il peso dell’attività all’estero per le imprese del settore rappresenta il 73 % del fatturato totale.

Altro elemento di interesse è la numerosità delle commesse aggiudicate all’estero nel 2016: 244 per un valore di oltre 20 miliardi di euro, che sommandosi ai cantieri in corso raggiungono la cifra importante di 686 operazioni per un valore di 90 miliardi di euro.

In crescita anche il valore medio delle commesse che è passato da 56 a 85 milioni di euro.

Dal punto di vista della localizzazione dei cantieri, importante è la presenza per circa il 24% del totale delle commesse nel Nord America, mentre le altre localizzazioni di spicco sono rappresentate dall’Africa Sub-Sahariana, il Medio Oriente e quindi l’Asia; di contralto perdono di importanza i paesi del Sud America anche per effetto dei gravi problemi che hanno colpito Brasile e Venezuela. Tra le nazioni più rappresentative dal punto di vista della presenza dei cantieri “italiani” è il Qatar dove si è passati dalle 11 realizzazioni del 2012 alle 34 del 2016.

Dal punto di vista della tipologia delle opere che vengono realizzate, nei 686 cantieri attualmente aperti risultano predominanti le infrastrutture sia stradali ed autostradali, che ferroviarie e metropolitane. Una delle new entries di questi ultimi anni, è il settore dell’edilizia residenziale e non residenziale. Le imprese italiane sono impegnate nella realizzazione di opere nel settore carcerario, ospedaliero, della ricettività, delle infrastrutture legate alla logistica e alla realizzazione di strutture museali.

Ma quali imprese lavorano attivamente all’estero? Se per anni la presenza all’estero è stata esclusiva prerogativa delle imprese di dimensioni maggiori, il peso delle attività estere anche per le società con un fatturato sotto la soglia dei 100 milioni di euro, che sono la maggioranza delle imprese italiane, è in crescita. Per queste aziende che riescono ad approdare sui mercati esteri la chiave del successo è rappresentata dalla capacità di coniugare competenze ad una struttura organizzativa in grado di adeguarsi alle evoluzioni del mercato e alle peculiarità operative di un paese diverso. Una struttura, che come nel caso dell’approccio all’innovazione, deve sapere cogliere le opportunità che una committenza internazionale offre cercando di muoversi in direzioni diverse, come ad esempio l’industrializzazione del processo produttivo, l’integrazione della filiera e il Project Management.

Un altro elemento di interesse è rappresentato dal ruolo che le imprese italiane impegnate nella realizzazione di grandi infrastrutture, hanno come veicolo di sviluppo sostenibile e duraturo in paesi tradizionalmente origine di importanti flussi migratori.

La presenza delle imprese italiane sui mercati internazionali non è una novità ma un ritorno: le aziende di costruzioni hanno rappresentato per anni i maggiori players all’estero soprattutto per il comparto delle infrastrutture e dell’ingegneria.

Proprio con riferimento a questo aspetto, alcuni anni fa alla Triennale di Milano è stata realizzata un‘importante mostra su “L’architettura del Mondo. Infrastrutture, mobilità, nuovi paesaggi” dove una sezione apposita ha riguardato il ruolo che ha avuto la grande ingegneria italiana all’estero tra gli anni ’50 e i ’70 e che speriamo di rivedere presto consolidato nei trend appena
emersi.