real estate

by Valentina Piuma. Blogger, Economia, Centro Studi.

L’evoluzione demografica della società e i nuovi modelli abitativi sono stati oggetto di un appuntamento di formazione dei RICS la scorsa settimana.

Un tema interessante che ha aperto un nuovo segmento dell’economia immobiliare per molti paesi, come l’Italia, dove l’aspettativa di vita si è allungata notevolmente.

L’innalzamento dell’aspettativa di vita sia in termini di durata che di qualità della vita che si trasforma necessariamente nella domanda di nuovi servizi.

Il senior living nasce quindi come opportunità di dare una risposta ad una fascia di popolazione che ha oltrepassato la soglia dei 60 anni.

Infatti, secondo molteplici e recenti stime demografiche nel 2030, in Europa, circa il 30% della popolazione avrà superato la soglia dei 65 anni con alcuni una prospettiva media di vita che supera per entrambi i sessi i 15 anni.

La maggior parte di questa fascia di esponenti non riscontra particolari problemi di salute e questo consente loro di vivere da soli. Su questo aspetto, in particolare, la quasi totalità del campione vive in una casa di proprietà e solo dopo una certa età – statisticamente 85 anni – si procede al trasferimento in una struttura abitativa di tipo istituzionale.

Nei paesi latini come l’Italia la scarsa presenza di esempi di senior living è dovuta, in primis ad una forte rete famigliare meno presente nei paesi nordici, e le strutture dedicate agli anziani si
identificano prevalentemente con le RSA o le strutture assistenziali con caratteristiche alberghiere.

Nel Regno Unito, invece, il settore del senior living è presente da anni e numerosi operatori si sono lanciati nella realizzazione di strutture dedicate a questa fascia di clientela il cui  fabbisogno, secondo le stime, sarà d  circa 5.000 appartamenti all’anno per i prossimi 15 anni.

Negli Stati Uniti, il settore del senior living si traduce in più di 2 milioni di unità abitative.

Stanno evolvendo anche in Europa continentale, alcuni operatori specializzati nel segmento del senior living anche se con un gap temporale rispetto agli Stati Uniti e al Regno unito di qualche decennio.

Gap che per il mercato italiano diventa quasi epocale ma che permette agli operatori interessati a questo settore di dare vita ad un prodotto di qualità che, oltre all’aspetto meramente costruttivo ed architettonico, si arricchisce di altre specificità.

In particolare, una componente di facility management che deve coprire una variegata gamma di necessità di una popolazione che seppur agée ha ancora molta voglia di essere attiva.

Per questa ragione a fianco dei tradizionali servizi di assistenza medica, fondamentali diventano i servizi legati all’home keeping, alla cura della persona anche sotto il punto di vista del tempo libero.

Quindi grande importanza deve essere dedicata alle parti comuni come giardini, palestre e wellness centres, ristoranti e negozi e alle attività di socializzazione da proporre agli utenti.

Un segmento di mercato verticalmente integrato che troverà sempre di più una fascia ampia di potenziali clienti che non si accontenteranno dei servizi food e home keeping ma che vogliono una struttura che consenta loro di essere collegati con il resto del mondo e di sentirsi ancora attivi dal punto di vista intellettuale e fisico.

Una piccola curiosità “televisiva”: in una serie tedesca degli anni ’90, la madre del protagonista – un’arzilla ed elegante signora tedesca giunta alla soglia degli 80 anni si trasferisce in una struttura di senior living nella lussureggiante foresta nera laddove incontra anche un gradevole e colto spasimante.