real estate

by Valentina Piuma. Blogger, Economia, Centro Studi.

Ogni città ha la sua settimana o le sue settimane. Da oggi ha inizio a Monza, la “sette giorni” che porta la Gran Premio d’Italia. Appuntamento irrinunciabile nel calendario del Mondiale di Formula 1 che catalizza l’attenzione di milioni di appassionati sulla capitale della Brianza.

Monza da tranquilla città si trasforma nel palcoscenico di una kermesse unica e magica.

E poi finita l’emozione del podio, lo sciamare dei tifosi, la città ritorna nei ranghi di una realtà operosa ma a volte timida. La ritrosia che insieme all’operosità è un tratto distintivo dei brianzoli per quanto pregevole può costituire un forte limite alla crescita e alla resilienza della terza città della Lombardia.

Ma Monza non è solo autodromo o Villa Reale è anche territorio, cultura, design, pezzi unici di città e magici che sembrano nascondersi nella routine quotidiana.

Secondo le ipotesi formulate da Cresme ricerche S.p.A. qualche mese fa, nel 2025 la  popolazione nell’area di Monza e Brianza potrebbe variare da 862.440 (ipotesi bassa) a 903.423 unità (ipotesi alta).

Inoltre, l’andamento demografico dell’area potrebbe anche essere positivamente influenzato dall’arrivo – in caso di successo della candidatura – dell’Agenzia Europea del Farmaco a Milano.

Come già successo in occasione di EXPO 2015, la vicinanza tra Milano e Monza e le attrattività del territorio brianzolo ha portato numerosi turisti nella capitale della Brianza e nel territorio circostante.

Ma come si prepara la città ad una società liquida e ad un’evoluzione sempre più rapida:  sicuramente prendendo coscienza del proprio valore e della propria attrattività sia in termini di
dimensione interna, – la capacità di trattenere le risorse sul territorio – sia in un’ottica esterna, ovvero la capacità di attrarre risorse dall’esterno.

Un primo elemento da mettere sotto la lente di ingrandimento è il patrimonio di archeologia industriale che contraddistingue vaste aree della città: non è possibile dimenticare che nel corso della sua storia Monza oltre ad avere ospitato le famiglie regnanti sul territorio lombardo ha anche rappresentato e a tutt’oggi rappresenta uno dei territori a più elevata concentrazione di attività produttive che si sono inevitabilmente evolute passando dal manifatturiero più classico (metalmeccanico, abbigliamento, ecc.) ad una tipologia di industria innovativa.

Un esempio: i lavori di recupero dell’ex Cotonificio Cederna, con la realizzazione di un edificio polifunzionale che si chiamerà Fabbrica Cederna che sono iniziati nel maggio scorso, dopo una “gestazione” di circa 10 anni. Nel rispetto della tradizione la nuova costruzione ricalcherà la sagoma dei capannoni industriali una volta adibiti all’attività di tessitura, mantenendo la vecchia ciminiera a ricordare il passato. Lo spazio sarà destinato ad attività di co-working e inoltre ospiterà anche il Museo Etnologico e del Lavoro di Monza e Brianza (Memb); inoltre, è prevista la realizzazione di una caffetteria ed alcuni spazi che permetteranno la realizzazione di installazioni e manifestazioni all’aperto.

Nella stessa ottica, dovrebbe essere la riqualificazione dell’ex Distretto militare di Piazza San Paolo. Da anni impacchettato, rappresenta un’occasione mancata fino ad ora ed un’opportunità per la città. Situato a ridosso delle principali vie di Monza e dell’area dell’Arengario a poca distanza dalla stazione ferroviaria potrebbe essere la sede idonea per ospitare attività universitarie, esposizioni o altre attività che farebbero gravitare su una delle piazze centrali un buon numero di utilizzatori creando ricadute positive su tutto l’indotto della città.

Inevitabilmente, trasformazioni così importanti richiedono l’impegno di tutti gli attori del territorio siano essi pubblici e privati e necessitano di un dialogo costruttivo scevro da particolarismi ma che abbia come unico obiettivo la crescita di attrattività della città. Benché sia più che noto che le trasformazioni generano il timore della maggioranza dei cittadini di non riconoscere più il loro habitat naturale, ritengo che molto potrebbe essere fatto. La Villa Reale, di cui ho raccontato alcuni mesi fa, l’ex Cotonificio ne sono un esempio. Sono certa che l’amministrazione sarà attenta nel sovraintendere ai processi di trasformazione ma sarà anche capace di rendere i processi decisamente più rapidi e meno penalizzanti per le controparti impegnate nelle opere di rigenerazione.