real estate

Uno degli appuntamenti prima della pausa estiva è la presentazione dell’Osservatorio Congiunturale di ANCE che mette il punto sui risultati del 2016 e fa delle previsioni sui possibili risultati dell’anno in corso, basandosi sull’andamento dei primi mesi del 2017.

Queste le principali evidenze dell’Osservatorio Congiunturale:

  • La stima per il 2017 degli investimenti in costruzioni segna un +0,2% rispetto al 2016, un aumento del tutto trascurabile per parlare di effettiva risalita;
  • Il settore della riqualificazione rimane anche per quest’anno il comparto che fa registrare un segnale positivo;
  • Sono stati persi 600.000 posti di lavoro dall’inizio della crisi ma nel primo trimestre 2017 c’è stato un lieve aumento degli occupati (+0,6%), le casse edili registrano ancora riduzione delle ore lavorate e dei lavoratori iscritti.

Un aspetto interessante analizzato nella ricerca del Centro Studi di ANCE è rappresentato dall’analisi della struttura delle imprese.

Nel 2015, le imprese del settore delle costruzioni sono 511.405 con la seguente suddivisione settoriale: 75% nei lavori di costruzione specializzati; 23% nella costruzione di edifici e l’1,3% nell’ingegneria civile.

Nel corso degli anni di crisi sono uscite dal settore 118.000 imprese e la riduzione delle imprese, contrariamente ad altri dati relativi del settore, è generalizzato a livello territoriale. Il settore è estremamente frammentato con una dimensione di poco inferiore a 2,6 addetti e un giro d’affari molto contenuto.

Questi lunghi anni di crisi hanno profondamente modificato il tessuto produttivo del settore, la crisi ha infatti colpito le imprese medie o medio grandi e tendenzialmente più strutturate.

Il tessuto imprenditoriale si è trasformato ed è composto imprese sempre più piccole con una decisa inclinazione per le aziende che operano in settori attinenti ai lavori di costruzione specializzati.

Alcuni anni fa ho avuto occasione di collaborare alla realizzazione di uno studio sulla struttura delle imprese del settore dove erano indicate alcune dei possibili driver per la sopravvivenza delle aziende del settore.

Lo scenario è decisamente cambiato con una polarizzazione tra le grandi iniziative di rigenerazione e nuovi sviluppi urbani e la riqualificazione, che spesso si identifica internamente con la micro riqualificazione.

Ma se la micro riqualificazione è ad appannaggio delle imprese artigiane, le imprese più strutturate dovrebbero imparare a dialogare con un nuovo genere di committenza cercando di muoversi in direzioni diverse, come ad esempio l’industrializzazione del processo produttivo, l’integrazione della filiera e il Project Management.

È fondamentale poi sviluppare competenze di marketing per intercettare i nuovi trend di mercato.

Per essere in grado di offrire prodotti richiesti dall’attuale committenza, è quanto mai necessario avviare processi di integrazione a medio-lungo termine, superando la logica di aggregazioni temporanee e ad hoc.

Semplificando, le imprese di costruzioni dovrebbero compiere il medesimo percorso già effettuato dalle grandi aziende del settore automobilistico puntando su un prodotto arricchito di valore aggiunto e su alleanze strategiche anche tramite operazioni di fusione ed acquisizione.