Dopo avere letto con interesse l’articolo che PPAN – piattaforma di comunicazione sull’ambiente costruito – ha pubblicato alcuni giorni fa relativo alla presentazione effettuata dalla Fondazione Symbola della ricerca dedicata alle caratteristiche che avrà il museo del futuro e di come l’evoluzione digitale impatterà sul settore, mi sono soffermata su un tema che mi affascina da sempre: il rapporto tra cultura e sviluppo urbano.
La cultura è uno strumento molto potente per lo sviluppo urbano. Le parole che meglio rappresentano questo connubio sono quelle utilizzate dall’ingegner Claudio De Albertis, in un
convegno di più di dieci anni fa: “Stiamo assistendo a un passaggio che porterà a una nuova connotazione del sistema produttivo nazionale, nel quale peseranno sempre di più attività terziarie avanzate e produzioni immateriali, frutto dell’ingegno e della creatività. (…) siamo un paese ricco di cultura, di ingegno, ricco di attrattività ambientali di ogni genere.” Nessuno più di lui ha saputo coniugare con armonia il tema della cultura e degli spazi ad essa dedicati con lo sviluppo e la rigenerazione urbana.
In un paese storicamente refrattario a coltivare e valorizzare un patrimonio inestimabile, a lui si deve la rinascita de La Triennale di Milano, esempio di un’architettura potente e ancor oggi moderna.
Per fortuna, negli ultimi tempi si sta diffondendo in Italia la tendenza a valorizzare le bellezze esistenti e a tale scopo molti musei sono stati oggetto di importanti opere di rinnovamento e restyling. Inoltre, sull’esempio di esperienze internazionali si è anche sviluppato un modello di struttura dedicata all’arte che nasce in un contesto non propriamente museale.
L’esempio più fulgido di questa tipologia di opera è rappresentato dalla Fondazione Prada: negli spazi della vecchia distilleria Società Italiana Spiriti, vicino allo scalo ferroviario di Porta Romana, oggi sorge una vera e propria cittadella dell’arte in grado di attrarre migliaia di turisti e appassionati.
La nuova sede di Milano della Fondazione Prada, progettata dallo studio di architettura OMA, guidato da Rem Koolhaas, espande la gamma delle tipologie di spazi in cui l’arte può essere esposta e condivisa con il pubblico.
Caratterizzata da un’articolata configurazione architettonica che combina edifici preesistenti e tre nuove costruzioni (Podium, Cinema e Torre), è il risultato della trasformazione di una distilleria risalente agli anni dieci del Novecento. Nella realizzazione di OMA coesistono quindi due dimensioni: l’opera di conservazione e l’ideazione di una nuova architettura che, pur rimanendo distinte, si confrontano in un processo di continua interazione. Situato in Largo Isarco, nella zona sud di Milano, il complesso si sviluppa su una superficie totale di 19.000 m2.
La Torre, in via di completamento, sarà aperta al pubblico in una fase successiva.
Un altro esempio dal mio punto di vista interessante di sinergia tra sviluppo del territorio e creazione di una struttura museale ad hoc è rappresentato dal Museo della Montagna a Plan de Corones nei pressi di Bolzano. La sede del Messner Mountain Museum Corones è una struttura progettata dall’archistar Zaha Hadid a 2.275 metri di altezza e parzialmente incorporata nella vetta del Monte Plan de Corones.
La struttura museale, caratterizzata da una forma avveniristica, è inserita nel comprensorio sciistico più frequentato della zona e nelle intenzioni del consorzio che gestisce gli impianti deve attrarre gli amanti dello sci anche fuori stagione.
Perché queste strutture non rimangano delle cattedrali nel deserto e dialoghino in armonia con lo sviluppo urbano della città, occorre un contesto ben organizzato dove tutti gli stakeholder (pubblici e privati) lavorino di concerto per dare vita a sinergie efficienti.
Lo sviluppo non deve essere limitato all’ambiente culturale ma deve comprendere la città nel suo complesso per generare un ritorno dell’investimento pubblico/privato. In altre parole deve avanzare su diversi fronti quali collegamenti, infrastrutture, trasporti pubblici e servizi in generale, in caso contrario degli sforzi mono-settoriali rischierebbero di esaurirsi in breve tempo e non radicarsi nel territorio.
Da qui l’esigenza di un piano strategico di sviluppo urbano complessivo che crei sinergie ed elementi di complementarietà su tutto il territorio, come nel caso di Bilbao, geograficamente periferica e da tempo in crisi a causa della chiusura delle industrie pesanti che hanno rappresentato il fulcro dell’economia locale, che per prima ha utilizzato un museo come strumento di marketing territoriale.