Esistono nel nostro “bel paese” delle aree che hanno sperimentato una versione micro di internazionalizzazione e di attrazione degli investimenti.
Se è vero che questa tipologia di incoming riguarda il mercato delle transazioni tra privati, ciò non vuole dire che questo fenomeno non abbia rappresentato l’inizio di una nuova vita per certe comunità che rischiavano il naturale spopolamento ed un triste oblio.
Se il Settecento si è caratterizzato per avere nel nostro paese la meta di molti viaggi del Grand Tour che, i giovani benestanti europei affrontavano per arricchire il loro bagaglio culturale, dall’inizio degli anni novanta del secolo scorso alcune zone italiane sono state oggetto dell’interesse di stranieri che hanno scelto l’Italia come location per una seconda casa o per uno sliding doors della propria vita.
In una prima fase sono state le colline del Chianti in Toscana, meta preferita di britannici anche noti, poi sono apparse all’orizzonte anche le colline del Piemonte.
Sicuramente non sarò obiettiva, perché “queste dure colline [che] han fatto il mio corpo” (Incontro – Lavorare Stanca, C. Pavese), ma le colline del Monferrato e delle Langhe scenario della gran parte delle opere pavesiane e della “Malora” di Fenoglio stanno vivendo in questo periodo un nuovo Rinascimento.
Rinascimento che ha coinvolto in primis le aree dei grandi vini, ma che adesso si sta diffondendo anche a zone meno rinomate come le colline del Monferrato al confine con la Liguria. In particolare, quello di cui vorrei raccontarvi è un minuscolo paese con un grande territorio circostante: Spigno Monferrato.
Un “villaggio” che ha visto emigrare molti dei suoi abitanti alla ricerca di un lavoro migliore, di una vita con più soddisfazioni e che in pochi anni era passato dall’essere un piccolo paese, sede della filiale di un’azienda americana che attirava dipendenti da tutto il territorio circostante, ad un paese quasi fantasma.
La fortuna, il fato, la luna hanno fatto sì che prima un nutrito numero di svizzeri e poi alcuni olandesi lo abbiano eletto a location per la trasferta in Italia.
Hanno ristrutturato vecchie case destinate a diventare macerie senza storia, hanno ripreso vecchie tradizioni che si erano perse, hanno aperto attività ricettive in grado di soddisfare i desiderata di una clientela internazionale che ricerca qualità della vita, buon cibo, buon vino e aria pura in uno scenario dove per circa nove mesi l’anno il colore dominante è il verde in tutta la sua scala cromatica.
Questo ha inevitabilmente invogliato l’amministrazione locale a realizzare eventi di promozione del territorio e delle sue bellezze, dei prodotti e delle tradizioni, a valorizzare l’abilità di artisti locali attraverso esposizioni in una galleria diffusa come le piazzette e i portici del paese.
Se questa operazione di “micro attrazione” degli investimenti stranieri non ha influito sul prezzo al metro quadrato degli immobili, ha sicuramente influenzato il clima che si respira anche in quel micro cosmo.
La sfida che attende l’amministrazione pubblica è quella di mettere in campo tutti quegli strumenti di marketing territoriale che possano essere utili a valorizzare il paese ed attrarre nuovi abitanti, ben coscienti del fatto che benché il mare sia solo ad un’ora di viaggio, il sistema infrastrutturale non è certo uno degli assets su cui fare leva.
Il lavoro è sicuramente ancora molto lungo ed impegnativo, ma già si respira “voglia di fare”.
* “Tu non sai le colline” – C. Pavese da “Verrà la morte e avrà i tuoi occhi” – Einaudi, 1951