Insolito appuntamento di inizio primavera per la presentazione del 1° Rapporto sul Mercato Immobiliare di Nomisma, nei giorni scorsi in streaming in considerazione dell’attuale situazione di lock down dovuta all’emergenza del Covid-19.
Una consuetudine per gli addetti ai lavori che, anche in questa anomala situazione, non è voluto venire meno per fornire agli addetti ai lavori una fotografia dettagliata di quello che si muove nel mercato immobiliare, dopo più di dieci anni di crisi che hanno minato la fiducia degli operatori, degli investitori e dei consumatori.
Dal punto di vista macroeconomico, l’economia del 2019 faceva prevedere un sostanziale rallentamento dell’economia reale anche per effetto della frenata sul panorama mondiale della
Cina e sul contesto europeo del sistema industriale tedesco.
Ed è su questo scenario dalle pallide tinte che ha fatto irruzione la crisi dovuta alla pandemia di Covid-19 che ha completamente stravolto le carte sul tavolo.
Dal punto di vista immobiliare, il 2019 si è concluso con un numero di compravendite residenziali che hanno superato le 600.000 unità e un mercato degli investimenti corporate che ha superato di gran lunga il valore registrato nel 2017, già considerato un anno boom per l’attività degli investitori istituzionali sul nostro paese.
Dal punto di vista dell’andamento delle quotazioni, la rigidità dei prezzi che ha caratterizzato il ciclo immobiliare dalla crisi del 2008, in quasi tutto il territorio nazionale eccezion fatta per Milano, che tuttavia, secondo quanto presentato alcuni giorni fa da Nomisma, interromperà la lenta ripresa che aveva caratterizzato questi ultimi anni.
Le previsioni del mercato fornite ieri da Nomisma delineano uno scenario di sostanziale attendismo: sia dal punto di vista dei privati per le compravendite, che dal punto di vista degli investitori, che si presume rimarranno alla finestra con un conseguente rallentamento degli investimenti corporate.
Quello che emerge dall’analisi fornita da Nomisma è che alcune asset class che hanno già registrato un andamento interessante negli anni scorsi, come ad esempio quello del luxury real estate e quello della logistica manterranno il loro trend di crescita e in qualche caso potenzialmente incrementeranno la propria percentuale nei portafogli degli investitori istituzionali anche in considerazione della crescita del segmento dell’e-commerce che l’imposto periodo di lock down ha indubbiamente spinto.
Quello che è indubbio è che lo shock provocato dalla pandemia da Covid-19, ci porterà a concepire l’universo delle asset class immobiliari in modo sostanzialmente differente.
La diffusione e l’avvallamento dello smart working per molte realtà produttive porterà a concepire gli spazi dedicati ad ufficio in modo differente, le abitazioni stesse dovranno essere concepite per poter far convivere al proprio interno più “funzioni” in un sistema di immobili che dovranno sapersi adattare alle diverse necessità dei propri utilizzatori finali.
La presa di coscienza che il rischio epidemico non è più un retaggio dell’immaginario degli sceneggiatori di disaster movies, e porterà alcune realtà urbane a prevedere nelle infrastrutture
immobiliari della città degli spazi multifunzionali che possano essere riconvertiti e utilizzati grazie anche a dotazioni impiantistiche in grado di supportare adeguatamente la funzione di degenza di potenziali pazienti.
Come ha evidenziato Nomisma il rischio che corre il settore immobiliare, nonostante la capacità di resistenza al deterioramento dell’economia, è di pagare un prezzo molto elevato.
Prossimo appuntamento con il Rapporto sul Mercato Immobiliare per il mese di novembre, quando speriamo tutto questo sarà solo un triste ricordo.