Una delle parole chiave che più frequentemente si sentono in questo periodo è “partnership pubblico-privata”, soprattutto quando si affronta il tema della rigenerazione e della riqualificazione urbana.
Partnership che deve riguardare non solo le grandi aree metropolitane ma anche e soprattutto le piccole e medie città capoluogo di provincia.
Il patrimonio architettonico del nostro paese è vasto e purtroppo non sempre in condizioni ottimali; è vero che quando l’amministrazione pubblica e gli operatori del settore hanno deciso di collaborare i risultati sono arrivati e sono sotto gli occhi di tutti.
In particolare, la case history che rappresenta meglio la partnership pubblico-privata è rappresentato dal restauro conservativo della Villa Reale di Monza ad opera della società Italiana Costruzioni S.p.A. che ha sviluppato in questi anni una notevole expertise nel campo del restauro conservativo di beni di valore artistico
culturale.
La Villa Reale di Monza, esempio dell’arte del Piermarini, immersa in uno dei parchi europei più grandi ha dimorato per anni nel più grande stato di abbandono in due città incapace di valorizzare un gioiello.
Dopo anni di lotte e comitati contrari a prescindere finalmente si è arrivati all’avvio delle opere di restauro che hanno permesso di riportare luce e bellezza sulla Villa Reale, uno dei simboli della capitale della Brianza e del patrimonio artistico nazionale.
Il lavoro imponente ha riportato alla luce le decorazioni interne ed ha ridato vita allo splendido giardino retrostante la villa e confinante con il Parco di Monza.
Inoltre, il recupero degli spazi ha consentito alla città di dotarsi di una location per eventi culturali e mostre.
Il modello utilizzato per il restauro della Villa Reale è stato quello della concessione per vent’anni alla società costruttrice. Un bell’esempio di project financing legato ai beni artistici culturali che rappresenta al momento un unicum nel nostro paese anche alla luce del nuovo codice degli appalti che secondo gli esperti della materia pone un serio freno alle iniziative di questo tipo.
Molti sono gli esempi internazionali di project financing applicato a beni museali e/o culturali, nazioni dove il peso di alcuni intangibles come ad esempio la vivacità culturale dovuta anche alla presenza di strutture museali di rilievo e ben organizzata rappresenta un Key Performance Indicator (KPI) fondamentale per il grado di attrattività e di competitività di una città.
Ma quali sono gli ingredienti perché questa ricetta dia vita ad un successo?
- Un’amministrazione pubblica attenta e volenterosa nel ridare nuovo smalto ai gioielli della propria città e che voglia dare continuità a progetti che per loro natura hanno una gestazione piuttosto lunga e complessa e possono essere stati impostati da amministrazioni di un colore diverso;
- Una controparte privata capace e competente con un buon grado di propensione al rischio che abbia voglia di lanciarsi in progetti ambiziosi a medio-lungo termine;
- Una comunità aperta alle novità e non contro “a prescindere”.
Il lavoro di restauro che rappresenta la base di partenza per la riuscita di un’operazione di questo tipo non è che il punto di inizio; le attività che vengono svolte all’interno del bene devo
essere in grado di ripagare l’investimento e per farlo devono necessariamente essere gestite con coraggio e determinazione nel saper utilizzare un asset di inestimabile valore nel rispetto del suo passato, presente e futuro.