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Si è chiusa domenica 18 giugno la prima edizione della Milano Arch Week, una settimana dedicata al tema dell’architettura declinata tra incontri sul tema che si sono svolti  principalmente alla Triennale e le visite guidate ai principali esempi in città.

Il calendario milanese è da tempo scandito dalle “settimane”: la settimana della moda due volte l’anno, la settimana del mobile ed ora la settimana dell’architettura.

La Milano Arch Week  è l’evoluzione del festival MI/arch e l’evento che ha nell’architetto Stefano Boeri il promotore e’ organizzatore si è sviluppata in una settimana di eventi che hanno animato la città per sei giorni con lezioni aperte al pubblico, letture, incontri dedicati all’architettura e alle trasformazioni urbane.

La manifestazione è stata ospitata in due luoghi simbolo per l’architettura milanese: la Triennale di Milano e il Teatro Burri di Parco Sempione ed ha visto il coinvolgimento della Scuola di Architettura del Politecnico, l’Ordine degli Architetti di Milano e numerosi studi professionali.

Sia il recente passato che il presente di Milano si caratterizzano per numerosi esempi di architettura urbana che hanno modificato radicalmente la skyline del capoluogo lombardo.

Nel corso della settimana uno dei public debate più interessanti è stato quello dedicato al ruolo dei luoghi dedicati alle attività culturali.

In una società che diventa sempre più fluida ed immateriale, una città cosmopolita come Milano che è da sempre espressione della velocità, ha riscoperto come alcune operazioni di trasformazione urbana possano avere come “protagonisti” edifici dedicati alle attività culturali e alla creatività.

Milano è da sempre caratterizzata da spazi ampi ma se paragonata ad altre città italiane, come ad esempio Torino, dove lo spazio è identificato con alcune piazze centrali che rappresentano dei luoghi di incontro, il pensiero va a piazza Cordusio, piazzale Cadorna, Piazzale Loreto, o Foro Bonaparte, che sono snodi nevralgici per la mobilità ma poco adatti come punti di aggregazione.

La nuova stagione architettonica milanese ha regalato al capoluogo lombardo delle nuove piazze come ad esempio Piazza Gae Aulenti nella riqualificazione di Garibaldi-Repubblica e la piazza retrostante la Fondazione Feltrinelli.

In particolare, la nuova sede della Fondazione Feltrinelli, progettata dallo studio svizzero Herzog & de Meuron unisce alla funzione di luogo di cultura e di incontro un mix di altre destinazioni con un unico accesso ad uno spazio pubblico curato a cui è delegata anche la funzione di punto di incontro.

Non è una piazza ma un interessante esempio di partnership pubblico-privato lo spazio Base in zona Tortona. In uno dei quartieri più vivaci dal punto di vista culturale, sede della manifestazione del design e a ridosso di uno dei sette scali oggetto di riqualificazione, lo spazio Base si caratterizza per una destinazione multi funzionale che vede convivere bar, ristorante, spazio per esposizioni e incontri, location per il coworking che ha attirato l’attenzione di molte importanti realtà industriali.

Nuovi spazi di aggregazione, punti di ritrovo che con altre interessanti esperienze in quartieri più difficili hanno permesso la nascita di iniziative di socializzazione che hanno come perno la cultura e la creatività.

Un interessante esempio è Mare Culturale Urbano, centro di produzione artistica situato nella zona ovest di Milano. Il modello di Mare Milano è quello di coordinamento di residenze artistiche temporanee. La realtà coniuga sperimentazione artistica, inclusione sociale e rigenerazione urbana in una logica di partnership pubblico-privata per la riqualificazione di un’area dismessa in una zona difficile dal punto di vista sociale: via Novara.

Il coniugare funzioni artistico-culturali ad operazioni di rigenerazione urbana ha significative anche se contestate testimonianze come ad esempio il quartiere di Brixton nella parte sud di Londra: è un quartiere di importanza storica per la comunità afro-caraibica e fino a venti anni fa era quasi un ghetto.

PopBrixton è il nuovo hub del quartiere che nel progetto dello studio Carl Turner Architects deve rappresentare un campus aperto sette giorni su sette.

Attualmente Brixton ha cambiato immagine e le giovani coppie la scelgono come location perché il quartiere è vivace, ben servito e con un tasso di criminalità radicalmente diminuito.

Quindi sull’esempio di grandi città straniere che hanno investito sul connubio cultura, rigenerazione urbana, inclusione sociale e produzione artistica anche Milano può affiancare esemplari di architettura da copertina ad operazioni di riqualificazione diffusa e dopo la felice esperienza degli alberghi diffusi in alcuni borghi italiani, un’esperienza di cultura e creatività diffusa.