Al rientro delle vacanze nella luce dorata che settembre regala soprattutto se il clima è gradevole, Milano si sta preparando con attenzione alla Fashion week donna che per dieci giorni animerà le vie del centro e non solo.
Nell’articolo dedicato alla prima edizione della Milano Arch Week, ho sottolineato come da tempo le stagioni milanesi siano scandite dalle “settimane”. Nel caso della Fashion week donna si tratterà di 10 giorni di elogio della creatività italiana: infatti, la scelta condivisa dell’amministrazione comunale nella figura dell’assessore alle attività produttive e di tutti gli stakeholder coinvolti nella realizzazione della manifestazione è stata quella di portare “fuori” dai luoghi deputati per le sfilate la moda e le sue interconnessioni con il resto del mondo produttivo.
L’effetto scenico è unico e spettacolare, come l’installazione di fronte a La Rinascente e turisti e city users non possono che rimanere incantati ed emozionati per la vivacità che si respira in ogni angolo della città.
Ogni angolo, ogni cortile che può raccontare a chi “vive” Milano e a chi ci viene per la prima volta, la voglia di questa città di farsi conoscere e farsi ammirare.
Da città contenitore delle manifestazioni fieristiche Milano, grazie ad un’attenta politica di marketing territoriale, si è trasformata ad una città palcoscenico delle proprie bellezze e del proprio futuro.
Fondamentale è stato il dialogo che è stato instaurato in questi anni dall’amministrazione comunale con gli altri stakeholder del territorio con un obiettivo comune la “risonanza” internazionale di Milano. Come è stato da più parti sottolineato, la competizione degli stati internazionali avrà nelle città i principali attori del proprio successo.
Milano, passata dall’effimero mondo degli anni ’80, attraverso la bufera di Tangentopoli, alla crisi che da quasi un decennio ha colpito non solo il settore delle costruzioni e dell’immobiliare, ha saputo rispondere in modo adeguato alle sfide che le venivano poste, come ad esempio l’Expo che, è mia opinione, abbia avuto riflessi positivi sulla città non solo per il numero consistente di turisti che dal 1 maggio 2015 si sono riversati sulla città ma perché ha dato alla città la certezza di potercela fare.
Un importante esponente del mondo dell’imprenditoria e della cultura milanese, l’ing. Claudio De Albertis (1950-2016), sosteneva che tutta Milano e non solo i navigli doveva diventare una città plug and play, un’entità metropolitana da vivere sette giorni su sette, 24/24 in grado di attrarre talenti, giovani e anche meno giovani, che identifichino Milano co una città vitale e ricca di stimoli.
Il termine che riassume che questo vitale atteggiamento è resilienza, intesa come la capacità di trattenere le risorse sul territorio e in un’ottica esterna, la capacità di attrarre risorse dall’esterno.
Milano è, a mio parere, un buon esempio di città resiliente che racconta al mondo la sua voglia di esserci e di contare nello scenario internazionale.
Per farcela la città deve poter contare su di un’amministrazione comunale lungimirante ed aperta al dialogo dove il colore politico non è ostacolo all’obiettivo comune ovvero il successo di Milano nel mondo. Per ora, questa sembra la linea di condotta di tutti gli esponenti del governo cittadino.
Inoltre, deve potere contare su di una classe imprenditoriale in grado di guardare al medio termine in una costante evoluzione del prodotto immobiliare che punti sul connubio tra creatività dei progettisti e l’innovazione richiesta da un modello di ambiente costruito che ha
necessità di adattarsi alle mutevoli esigenze di utilizzo degli spazi. Il tutto in armonia con tempistiche autorizzative rapide e modelli di utilizzo degli spazi flessibili anche dal punto di vista contrattuale.
Buona settimana della moda e come dicono due guru del fashion in un noto programma televisivo: “bollicine”!!