real estate

Genova, la città che rappresenta l’accesso sul mare della pianura padana e ha rappresentato negli anni del boom economico  il terzo vertice del triangolo industriale Milano-Torino- Genova, raccoglie in sé una gamma inaspettata di sorprese. Grandi eccellenze nel campo della
tecnologia e della scienza, un’eccellenza come quella del sistema portuale, con un fondale che per profondità consente di ospitare imbarcazioni di elevato pescaggio, la città ha vissuto per anni “chiusa” nel proprio splendore e nella propria decadenza, quasi celandosi.

La disarmonia tra quartieri residenziali di pregio come Castelletto e Albaro con quartieri più popolari come le vie a ridosso del porto, magistralmente descritte nelle parole delle poesie di De Andrè, è un aspetto che le amministrazioni, che si sono alternate alla guida della città hanno cercato di annullare, partendo proprio dalla riqualificazione del quartiere del porto.

Il recupero degli immobili delle vie che dal centro della città si affacciano sulla Marina del Porto Antico ha rappresentato un primo esempio di riqualificazione.

Tuttavia, la crisi del settore immobiliare che ha caratterizzato questi ultimi dieci anni e un graduale spopolamento della città, hanno portato ad un continuo e drastico calo delle quotazioni immobiliari di molti edifici anche di pregio. In un mercato così “fragile” è diventato quanto più importante guardare con attenzione alla miniera di bellezze e di peculiarità che ogni città italiana possiede.

L’attenzione per uno sviluppo delle eccellenze della città è nelle priorità dell’attuale  amministrazione che ha individuato due nicchie di attività economiche che si contestualizzano bene nel capoluogo ligure: la blue e la silver economy. La prima è l’economia del mare che culminerà con la festa del mare di aprile, cercando di valorizzare le doti naturali del porto, mentre la seconda è legata al tema dell’attrattività di Genova quale location per una seconda gioventù di anziani del nord Europa che sognano di vivere in climi più miti. Questo segmento di economia porta inevitabilmente alla necessità di realizzare strutture di senior living e di hospitality in grado di soddisfare le esigenze di questa tipologia di utenti.

Ma quello che è più evidente è la necessità di strutture adatte ad accogliere i turisti in città per periodi di tempo più o meno lunghi. Non essendoci, per naturale formazione morfologica del territorio, un suolo adatto su cui costruire, il Comune ha identificato nel patrimonio di palazzi nobiliari un bacino di immobili attraverso cui instaurare un dialogo attivo con gli operatori privati.

Nel caso specifico, quello che emerge da un’analisi dello scenario immobiliare di Genova è la consistente quantità di edifici di pregio di cui dispone l’amministrazione comunale. Per la loro gestione, razionalizzandone gli spazi e migliorarne l’utilizzo, l’amministrazione ha costituito una società di gestione del patrimonio immobiliare – denominata SPIM – che con un portafoglio immobiliare di circa 300 milioni di euro si è trovata a gestire edifici che ben si possono identificare con il termine di cultural heritage.

Tra i tanti immobili che sono stati oggetto di dismissione e di riqualificazione, c’è anche Palazzo Serra Gerrace. Questo palazzo si erge nell’area di Sottoripa, la zona del centro storico che si estende proprio di fronte al porto antico, da sempre una delle più suggestive del capoluogo ligure. Palazzo Serra Gerace è uno degli edifici più belli e preziosi di Sottoripa, e già nel 1766 Carlo Giuseppe Ratti ne testimoniava la bellezza e lo descriveva come un “palazzo nobilmente adorno d’affreschi e di tavole preziose”.

L’immobile è stato ceduto dal Comune ad una società privata – posseduta al 50% dalla società Marina Porto Antico –  ed è stato oggetto di un’interessante e a volte controversa operazione di dialogo tra pubblico e privato. Dopo averlo sapientemente  restaurato nel rispetto delle  bellezze originarie del palazzo, tra cui gli affreschi raffiguranti il ciclo delle Storie di Enea, di Paolo Gerolamo Piola (1666-1724) e di Jacopo Antonio Boni (1688-1766), la nuova proprietà ha optato per un mix funzionale che vede al piano terra la presenza di un fast food, mentre ai piani superiori le unità sono state dedicate a spazi direzionali, abitazioni private ed in ultimo ad uno spazio dedicato all’hospitality con un bed & breakfast che porta il nome del palazzo.

Il tema dell’hospitality è fondamentale per una città che vede nel turismo una delle voci preponderanti del proprio valore aggiunto. La necessità di spazi per l’ospitalità anche di breve termine, in una zona così centrale come le vie a ridosso del porto antico, rappresenta un’alternative asset class che, come nel caso sopra citato, è rispettoso della tradizionale bellezza dell’edificio coniugato con una scelta attenta nel campo del food e dell’arredamento delle stanze e delle aree comuni.

La funzione di ospitalità dei numerosi palazzi nobiliari genovesi ha la sua identificazione storica ben precisa con l’elenco dei Rolli genovesi (nel 2006, 42 dei 114 palazzi compresi nei Rolli furono riconosciuti patrimonio dell’UNESCO) ovvero quegli edifici nobiliari che erano destinati ad ospitare ospiti illustri che arrivavano a Genova.

Dalle finestre di Palazzo Gerace, sicuramente si possono udire gli echi del porto, e sentire gli effetti della macaia, particolare condizione meteorologica che si verifica nel Golfo di Genova, quando spira vento di scirocco e il cielo coperto e il tasso di umidità elevato permeano di melanconia l’atmosfera.