Alcuni giorni fa ho avuto la possibilità di visitare il primo museo privato di arte etrusca che ha la sua sede in una delle zone più prestigiose di Milano: Porta Venezia.
Nel medesimo viale definito da una sequenza ininterrotta di esempi di architettura di pregio, proprio di fronte il Planetario “Ulrico Hoepli”, altro edificio con vocazione culturale, si trova con eleganza discreta la Fondazione Luigi Rovati, dove ha appunto sede il museo di arte etrusca.
L’immobile che ospita il museo, dopo un’attesa di un decennio, ha trovato la sua attuale destinazione d’uso: Il progetto di riconversione dell’edificio a cura dell’architetto Mario Cucinella è stato orientato al rispetto dello spazio esistente, adattandolo al contenuto della struttura museale. La distribuzione degli spazi, infatti, ha coniugato la riqualificazione dell’esistente con la realizzazione di nuovi spazi dedicati alla collezione e con l’impiantistica di supporto per l’attività del museo anche dal punto di vista della tutela delle opere che vi sono conservate.
In particolare, gli spazi ipogei adibiti ad ospitare la collezione, grazie anche alla scelta di utilizzare il rivestimento in pietra serena modellato a riprodurre le forme delle cave, consentono ai visitatori di trovarsi trasportati di alcune centinaia di chilometri là dove la civiltà etrusca ha avuto il suo sviluppo.
L’attenzione che il progetto architettonico ha riservato al mantenimento e alla creazione dei nuovi spazi nel rispetto dell’armonia dell’esistente rappresenta insieme alla scelta di materiali e impianti attenti alla sostenibilità ambientale ed energetica ha permesso alla struttura ottenere la certificazione LEED New Construction & Major Renovation.
Inoltre, al successo dell’operazione ha contribuito anche la collaborazione tra i diversi attori coinvolti nell’attività di riqualificazione dell’edificio. Collaborazione che non ha riguardato solo la parte strutturale ed impiantistica ma anche l’illuminazione e le teche in cui vengono conservati i manufatti.
Dal punto di vista del rispetto del paradigma della sostenibilità sociale, si estrinseca nella scelta di un imprenditore e mecenate e della sua famiglia di dare alla città una strutturale museale dedicata ad un periodo della storia del nostro paese che mancava nell’offerta culturale di Milano, cultura che è da sempre uno degli elementi di attrattività del capoluogo lombardo.
Ad arricchire l’offerta della Fondazione Rovati, anche la creazione di un bistrot. Le strutture museali sono, infatti, per loro natura un luogo di incontro e di scambio, un nuovo modello di piazza in cui ci si possa immergere in un’esperienza a 360 gradi, in cui l’arte e l’enogastronomia fungono reciprocamente da forza propulsiva.
Il valore aggiunto di queste tipologie di strutture museali è quella di essere uno dei driver più innovativi per la rigenerazione urbana e per le politiche di marketing territoriale, in grado di accrescere l’attrattività delle grandi città ma, in un paese come il nostro, dei piccoli centri.
Un modello di successo può essere anche un ottimo driver per altre operazioni di realizzazione o riqualificazione del patrimonio con successiva destinazione museale soprattutto grazie all’intervento e al sostegno di imprenditori lungimiranti che hanno saputo “amare” la cultura e condividerla con gli altri.