real estate

by Valentina Piuma. Blogger, Economia, Centro Studi.

La notizia della facoltà di AREXPO di poter operare ora anche su tutto il territorio nazionale sancita dal recente decreto sul PNRR, oltre a rappresentare un concreto riconoscimento del lavoro svolto in questi anni dalla società sull’ex area EXPO, fornisce una lettura decisamente più ampia sul fenomeno della rigenerazione urbana. Un esempio, quello di Arexpo, che ha saputo gestire la complessa partita della riqualificazione dell’ex area Expo creando una nuova centralità della città di Milano, generando una ricaduta positiva sull’area su cui insiste lo sviluppo.

Questa notizia deve essere interpretata dagli altri operatori della riqualificazione urbana come un segnale positivo della vivacità del mercato e della possibilità di collaborazione tra diversi player per aree e operazioni complesse.

La riqualificazione delle ex aree dismesse non è solo elemento di dibattito dialettico in sede di eventi convegnistici, ma anche e soprattutto un nuovo modo di intendere l’attività di sviluppo immobiliare rispettando la normativa vigente in termini di consumo di suolo.

La rigenerazione urbana e la rifunzionalizzazione di imponenti aree spesso ai limiti del centro di molte delle nostre città rappresentano ad oggi una vera e propria asset class che non può e non deve essere omologata ad altre attività immobiliari.

Uno degli elementi che differenzia sostanzialmente la rigenerazione e la riqualificazione urbana rispetto alle altre attività tipiche del settore del real estate è la più accentuata propensione al processo industriale che consente, attraverso un articolato sistema progettuale e realizzativo la replicabilità di un modello di rigenerazione urbana.

Ma oggi nel nostro paese, il comparto conta veramente pochi attori che hanno nel proprio core business la rigenerazione e la riqualificazione urbana e sono concentrate soprattutto sul territorio della Lombardia e di Milano in particolare, che nel corso degli ultimi vent’anni ha fatto di questa attività uno dei driver del proprio successo dal punto di vista dell’attrattività per gli investitori istituzionali nazionali ed internazionali.

La complessità intrinseca dell’attività di rigenerazione urbana riscontrata in tutti gli esempi ad oggi in corso di realizzazione o realizzati nel nostro paese dimostrano in modo incontrovertibile che non tutti gli operatori del settore del real estate e construction sono strutturati per affrontare processi produttivi che nella migliore delle ipotesi hanno una durata media di circa dieci anni.

Inoltre, quello che emerge con forza, è che tutte le operazioni sono partite dal presupposto di dare nuove funzionalità ad aree che prima erano qualcos’altro, per dare vita a nuove centralità che possano rappresentare una nuova “parte” della città o del territorio in cui si sviluppano.

Tutto ciò considerato, si registra comunque un crescente grado di competitività dei potenziali attori impegnati in diverse operazioni sparse su tutto il territorio nazionale che in alcuni casi potrebbero essere realizzate anche grazie ad aggregazioni temporanee e finalizzate tra i diversi operatori di questo comparto, ognuno con le proprie specificità e il valore aggiunto che possono apportare.

L’auspicio è proprio quello che le operazioni di rigenerazione urbana che verranno realizzate nel nostro paese da questi operatori possano rappresentare un benchmark di riferimento anche a livello internazionale: in un paese che per sua natura non è accomodante almeno dal punto divista della normativa e della burocrazia ad operazioni complesse e che coinvolgono così tanto attori, la presenza di diversi modelli consolidati di rigenerazione urbana che hanno dato vita a casi di successo può rappresentare una narrativa di valore anche nel contesto internazionale.