Il processo di trasformazione che ha coinvolto molte delle asset class del sistema immobiliare nazionale, soprattutto a seguito della pandemia, ha influito in modo significativo anche sul settore retail. è quanto emerge dal recente studio di Scenari Immobiliari presentato nei giorni scorsi a Milano.
Un comparto quello commerciale, che in realtà racchiude in sé una variegata gamma di tipologie immobiliari che vanno dalle piccole/medie superfici di vendita diffuse sul territorio nazionale, ai centri commerciali senza dimenticare gli outlet e i Retail park.
Contrariamente a quanto previsto nel momento del picco pandemico, gli italiani non hanno completamente “dimenticato” che cosa vuol dire fare shopping in un negozio fisico e non sulla “vetrina” di un personal computer. Magari sono meno assidui nel frequentare centri per la grande distribuzione o i centri commerciali generalisti, ma non rinunciano nella maggior parte dei casi ad un giro presso i diversi punti di vendita, ora più che prima, dopo aver magari dato un’occhiata preliminare sulla “piazza del mercato” digitale.
Non a caso, alcuni dei rivenditori che prima della pandemia non avevano una piattaforma on line si sono convertiti ad avere un “spazio commerciale” digitale che ha rappresentato un’ulteriore opportunità per i clienti.
Nonostante a valle della pandemia, il nostro sistema economico abbia subito il contraccolpo della guerra e dell’indiscriminato aumento dei prezzi delle materie prime, i dati relativi agli scambi e agli investimenti nel settore retail ci raccontano di un settore con un rinnovato dinamismo, anche se con una percentuale ridimensionata rispetto al 2020 e al 2021, che tuttavia ha visto molti degli attori del panorama nazionale ed internazionale impegnati o in nuovi progetti di espansione o di restyling, soprattutto nei confini delle grandi città italiane.
Un discorso a parte deve, invece, essere fatto il settore dell’High street che si concentra prevalentemente sulle città di Roma, Milano e Venezia dove i flussi di turismo internazionale hanno ripreso a pieno regime.
Come è ben immaginabile esistono anche situazioni dove sia per la natura stessa dell’immobile che ospita la struttura di vendita sia per la sua localizzazione, il contenitore non risponde in modo adeguato alle nuove esigenze del mercato anche e soprattutto in termini di sostenibilità, diminuendo sensibilmente l’appetibilità per gli investitori.
Il dibattito che ha investito da più parti il settore del commercio è appunto quello relativo all’adeguatezza dell’asset immobiliare rispetto ad una domanda che muta in modo quasi esponenziale e che alza sempre di più l’asticella dei propri desiderata.
Non a caso un centro commerciale, la fattispecie forse più diffusa delle grandi strutture di vendita, deve sapere dotarsi una sempre più variegata gamma di prodotti/servizi per una clientela che varia per età e approccio al mondo dello shopping, facendosi contaminare anche da altre attività che oggi vengono definite come esperienze.
Come in altri contesti, quello che emerge con forza sia dal rapporto presentato nei giorni scorsi a Milano che dalle testimonianze degli operatori che hanno partecipato alle diverse tavole rotonde, è che sempre di più il settore immobiliare nel suo complesso non può prescindere da un processo di trasformazione e di evoluzione che fa della rifunzionalizzazione e della contaminazione con altre attività il vero driver per la sopravvivenza di molti dei nostri asset immobiliari.