real estate

by Valentina Piuma. Blogger, Economia, Centro Studi.

Il patrimonio immobiliare del nostro Paese ha caratteristiche che lo rendono unico nel panorama internazionale: in particolare, chi opera nell’industria delle costruzioni e del real estate si trova ad operare spesso in un contesto immobiliare con un’anzianità elevata, con vincoli di natura storico architettonici e una diffusa frammentazione della proprietà.

Come ho già avuto occasione di sottolineare, il tema della rigenerazione urbana coinvolge nel nostro Paese un ampio spettro di attività che non possono essere comprese in una generica riqualificazione strutturale del patrimonio immobiliare. Infatti, un processo di riqualificazione e rigenerazione urbana,  soprattutto nel caso di operazioni su immobili esistenti, si concretizza anche nella messa a nuovo della componente impiantistica e di tutto ciò che va ad incidere sul funzionamento degli impianti necessari all’utilizzo dell’immobile stesso.

La sfida, che gli operatori si trovano ad affrontare, è quindi quella di intraprendere un processo di riqualificazione complessiva che vede coinvolte tutte o quasi le componenti degli immobili.

Un processo che tuttavia non può prescindere dalla collaborazione tra il mondo dell’edilizia tout court e quello della digitalizzazione e della tecnologia applicata all’attività di costruzione.

In questo contesto, la crescente diffusione del termine prop tech non è frutto della fascinazione per il ruolo della tecnologia in tutti gli ambiti della nostra vita, ma un driver fondamentale della crescente diffusione di supporti e piattaforme che consentono la condivisione dei dati e l’efficientamento dei processi. In particolare, quando l’ambito di intervento dell’operatore si concentra sulle attività di costruzioni è più corretto utilizzare il termine con tech che, come recita l’acronimo, identifica l’insieme delle tecnologie a supporto della progettazione, della costruzione e la manutenzione delle infrastrutture immobiliari.

La potenzialità degli strumenti afferenti al con tech è elevata, specialmente di questi tempi, che alle imprese è chiesto di operare nel sempre più rigoroso rispetto dei tempi e con una costante attenzione al tema dell’efficientamento dei costi.

Non a caso, l’utilizzo del BIM e della digitalizzazione si sta diffondendo in diverse tipologie di operazioni e non solo per la realizzazione delle infrastrutture.

Tuttavia, l’applicazione del con tech non può prescindere dall’applicazione di strumenti di prop tech soprattutto per tutte quelle attività di property e facility management essenziali per una gestione efficace dell’infrastruttura immobiliare.

In particolare, i dati relativi all’utilizzo degli immobili se trattati con le idonee strumentazioni possono dare vita ad una “telemetria” dell’immobili basata su metriche reali che può essere utilizzata anche come dato sensibile da fornire agli investitori e ai finanziatori in ottica ESG.

La digitalizzazione, oggi, non è un processo ad esclusivo appannaggio delle imprese di maggiori dimensioni ma coinvolge molte realtà imprenditoriali anche se presuppone investimenti che non sempre sono ritenuti sostenibili da parte dei committenti. Per questa ragione, nei giorni scorsi, è stato reso noto dalla presidente di ANCE Federica Brancaccio, che nei prossimi tre anni nascerà un Polo dell’Innovazione digitale dedicato al settore delle costruzioni che sarà coordinato dall’associazione nazionale dei costruttori, che annovera tra le fila dei suoi associati sia imprese di grandi dimensioni ma anche e soprattutto aziende di dimensioni piccole o medie. Questa crescente consapevolezza del ruolo della digitalizzazione e la volontà del mondo associativo di diffonder questa sensibilità potrà rappresentare la chiave di volta per un settore da sempre additato come poco sensibile all’innovazione.