Una tra le locuzioni più utilizzate ultimamente fa emergere con prepotenza il bisogno da parte di tutti noi di dare un senso a tutto quello che ci sta succedendo attorno.
Non è un’esasperazione affermare che gli ultimi anni hanno messo in dubbio l’idea che il mondo, come lo abbia conosciuto, avesse ancora un futuro.
Questo fenomeno ha coinvolto molti dei nostri settori industriali e tra questi anche il real estate. In particolare, per il settore immobiliare si è paventato uno stop forzoso nella realizzazione di stabili direzionali e residenziali e un importante allontanamento dalle grandi città a favore di centri di minori dimensioni.
Tuttavia, nonostante due anni di incertezza i nostri borghi non sono diventati il buen retiro per una nutrita schiera della popolazione attiva e ci siamo ritrovati tutti a ripetere riti collettivi con l’emozione di un ritorno dopo una pausa forzata.
Quello che sicuramente è cambiato è il paradigma che governa questo settore e l’accelerazione che certi fenomeni sociologici esogeni hanno imposto a chi progetta e chi sviluppa, mentre per il resto la vita ha ripreso, anche se in modo non propriamente lineare, il suo corso.
Così come hanno finalmente ripreso i flussi di turisti di quasi ogni parte del mondo che arrivano nel nostro paese e si beano di tutta quella bellezza che noi diamo un po’ per scontata solo per il fatto di essere abituati ad averla intorno.
Bellezza, storia, cultura e arte che talvolta hanno come cornice città non all’altezza di cotanta eredità, come se tutto questo non sia un grande dono da custodire e manutenere, così come invece dimostrato ad esempio dallo studio “The value of an iconic asset. The economic and social value of the Colosseum” di Deloitte, che ha evidenziato le ricadute economiche sul territorio grazie alla presenza di determinati monumenti.
Nella stessa direzione di conservazione di bellezza per la generazione di valore sta la programmata riqualificazione di uno degli storici immobili ricettivi del Lido di Venezia l’Hotel Des Bains che nei programmi della proprietà, dopo un’attenta opera di riqualificazione, dovrebbe tornare agli antichi fasti preparandosi a vivere una nuova stagione in una delle zone di Venezia storicamente immortalata dalla letteratura e dal cinema.
La ricerca della bellezza, tuttavia, non deve limitarsi al recupero e alla conservazione dell’esistente, ma deve anche essere un faro nelle nuove operazioni che portano alla nascita di nuove centralità e che rappresenteranno una legacy per le città.
Esempi di questo esercizio sono, a mio parere, la nuova sede della Lavazza a Torino realizzato da Cino Zucchi, l’Apple Store di Piazza Liberty a Milano disegnato dallo studio Foster+Partners o il Davines Village di Parma progettato dallo studio MTLC di Matteo Thun e Luca Colombo.
Ciò che guida la mano degli attuali progettisti è la consapevolezza che è necessario delineare una scenografia di infrastrutture immobiliari che consentano al nuovo ed esistente di convivere in modo armonico.
Se questo può essere definito un nuovo Rinascimento per l’architettura di molte città, un contributo può derivare dalla collaborazione tra real estate e arte ovvero la presenza di opere d’arte che oltre a decorare l’infrastruttura immobiliare ne incrementano il livello di attrattività.
È auspicabile quindi che il nostro paese torni ad esprimere il proprio meglio nella convivenza virtuosa tra nuovo ed esistente.