La letteratura ci ha lasciato immagini indimenticabili di personaggi che hanno trascorso la propria vita tra le mura confortanti di un albergo e spesso l’immagine ha portato a galla il profilo di ereditieri dalla vita maudite e spesso preda della solitudine o artisti dalle alterne fortune.
Tuttavia, in tempi più recenti, il concetto di albergo come casa o come luogo di lavoro è stato visto nella generalità dei casi come una stranezza.
Quella degli alberghi è l’asset class che nel corso dell’anno passato ha registrato una delle migliori performances tra gli investitori nel nostro paese, a cui in parallelo si è registrato un calo consistente delle presenze a causa della recente epidemia di covid 19.
Frenata che è coincisa inevitabilmente con un calo consistente dei turisti, stranieri in primis, del turismo d’affari e dallo stop degli eventi congressuali che hanno negli hotel le loro location predilette.
Secondo quanto riportato dall’interessante report sul settore realizzato da Gabetti con Federalberghi, il settore si caratterizza per strutture con una forte polarizzazione tra le categorie luxury e quelle economiche, mentre è più ridotta l’offerta di strutture di categoria medio-alta (3-4 stelle). Tuttavia le infrastrutture immobiliari, benché numerose, non sempre risultano adeguate alla domanda. Dal punto di vista aziendale, il mercato italiano si caratterizza per imprese prevalentemente di matrice famigliare e proprietà parcellizzata, coniugando strutture di alto livello con realtà assimilabili alle pensioni a gestione famigliare, tipiche del turismo della seconda metà del Novecento, mentre è molto scarsa la presenza delle catene internazionali che invece rappresentano uno standard per molti altri paesi.
In generale, anche per il settore degli alberghi bisogna prendere atto di alcuni segnali che il mercato ha lanciato. L’offerta ricettiva nazionale sconta un’anzianità considerevole in uno scenario con un buon grado di attrattività, un’offerta di servizi accessori non sempre rispondente ai desiderata di una clientela che diventa sempre più esigente.
Estremizzando, si potrebbe prospettare un diffuso processo di “rigenerazione” dell’asset alberghiero, mutuando anche per il settore ricettivo i nuovi paradigma del real estate che identificano nella riqualificazione uno dei driver per il prossimo futuro.
L’infrastruttura immobiliare “albergo” deve progressivamente passare da struttura da utilizzarsi solo per limitati periodi di tempo a struttura mixed use, dove lasciare spazio ad aree dedicate al coworking o a spazi espositivi, aree dedicate al leisure e al wellness senza far venire meno un’offerta in tema di ristorazione in grado di soddisfare le necessità di un pasto veloce, di un business lunch o di una cena raffinata. Insomma, un nuovo concetto di ambienti polifunzionali all’insegna della contaminazione e alla fluidità.
A questo, inoltre, si aggiunge il contributo che l’innovazione dei servizi ad elevato valore aggiunto può offrire alle strutture proprietarie in termini di mappatura delle esigenze della clientela, risparmio ed efficientamento energetico, esigenze di sanificazione e incremento del wellbeing all’interno delle strutture.
Resta inteso che la rigenerazione delle infrastrutture alberghiere non può prescindere dalla definizione di una strategia di marketing territoriale in grado di attrarre visitatori più o meno occasionali, in location non prevalentemente business o in periodi dai canonici periodi di vacanza.
Foto di Ming Dai