real estate

by Valentina Piuma. Blogger, Economia, Centro Studi.

Lo scorso 18 ottobre, nell ’auditorium di Assolombarda, si è svolta l’edizione milanese di Rebuild.

Il tema dell’incontro è stato quello delle tecnologie e delle strategie innovative per la rigenerazione urbana; in particolare, sulla base di quanto emerso nei lavori di Riva del Garda del giugno scorso, l’attenzione si è concentrata sulla costruzione off-site.

Costruzione off-site, non più intesa nell’ottica della prefabbricazione più classica, ma in quella dei metodi costruttivi industrializzati che consentono una serie di vantaggi soprattutto in termini di stoccaggio del materiale e gestione del cantiere.

Infatti, le attività di costruzioni off-site sono caratterizzate da processi tipici del sistema industriale moderno, con un’attenzione estrema agli approcci del lean manifacturing, che portato alle estreme applicazioni può avvicinarsi sempre più al tema della standardizzazione e/o dell’ingegnerizzazione.

Viene così declinato un nuovo paradigma per la tecnica delle costruzioni che porta un mondo, per sua natura tradizionale e tradizionalista, a confrontarsi con una committenza sempre più attenta al tema del rispetto dei tempi di consegna e dei costi.

In città come le nostre dove il fattore spazio si scontra inevitabilmente con il tema della congestione del traffico, diventa importante poter contare su materiali di costruzione ready to use. Il vero tema è quindi quello del riuso anche se rappresenta un’operazione impegnativa.

Ma quale vantaggio può portare una ritrovata efficienza tecnica per il raggiungimento di una marginalità che le imprese oggi non riescono più a vedere nei propri bilanci?

Quali sono quindi le strade per una “ritrovata” produttività?

Produzione più efficiente, riduzione dei tempi e dei costi e soprattutto attenzione all’innovazione che per anni è stata indotta principalmente dalla committenza e dai prodotti per l’edilizia.

La digitalizzazione del settore deve essere promossa sia attraverso un approccio “top down”, facilitato dall’UE e dai governi nazionali, attraverso finanziamenti e investimenti, che attraverso ad un approccio “bottom up”, ovvero guidato dalle stesse imprese di costruzioni e non imposta.

Sta a queste aziende avere il coraggio di aprirsi alle nuove tecnologie, all’integrazione con la filiera manifatturiera ed adeguarsi ad uno scenario che è completamente stravolto rispetto al passato, non dimenticando il proprio contributo fondamentale al PIL del paese e  all’interazione con gli altri settori produttivi.

Per essere parte integrante di questo sistema è necessario dare vita ad un’industria delle costruzioni digitale, protagonista dei concetti di smart cities e smart homes.

La sfida quindi è quella di fare fronte comune con gli altri settori produttivi, perché una politica industriale non può lasciare fuori un settore che ha rappresentato per decenni il pilastro dell’economia nazionale. Per questa ragione, è opinione diffusa di molti attori del sistema che Industria 4.0, al centro della politica industriale del nostro paese e dell’Unione Europea, non possa prescindere dal settore delle costruzioni.